Economia globale, Triodos: crescita scarsa e mercati sopravvalutati

A cura di Joeri de Wilde, Investment Strategist, e Hans Stegeman, Head of Research & Investment Strategy di Triodos Investment Management

Il decennio di crescita economica globale elevata cominciato dopo la crisi finanziaria del 2008 volge al termine. Nel 2019 il Pil globale è cresciuto a un ritmo inferiore rispetto al trend storico, il che sta a indicare che il ciclo economico è entrato nella sua fase finale.

Per il 2020 ci aspettiamo ancora un rallentamento della crescita globale con rischi di un’asimmetria verso il basso. Se a questo si aggiungono le politiche monetarie ultra-espansive delle principali banche centrali mondiali e i livelli elevati del debito mondiale, appare chiaro che l’economia globale è fragile. Non è improbabile che questo status quo insostenibile perduri ancora per qualche tempo, visto il protrarsi di politiche monetarie non mirate e ultra-accomodanti coniugato al possibile varo di ulteriori misure di stimolo fiscale. Un quadro preoccupante, dato che nel breve termine questo trend lascerebbe poco margine di manovra per affrontare le sfide più importanti che già pesano sulle generazioni attuali e future: l’inclusione sociale e il cambiamento climatico.

Economia globale: crescita fiacca e rischi di peggioramento

Nel nostro Outlook per il 2019 prevedevamo un’ulteriore normalizzazione della politica monetaria. Con il senno di poi, abbiamo totalmente sottovalutato la rapida inversione di rotta delle politiche monetarie a fronte delle turbolenze dei mercati alla fine del 2018. Nonostante questo nuovo orientamento accomodante, non possiamo che constatare con estrema delusione che il 2019 segnerà probabilmente il tasso di crescita economica globale più basso dopo la recessione mondiale del 2009.

Secondo le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, il tasso di crescita dell’economia globale diminuirà dal 3,6% del 2018 al 3,0% nel 2019, con le economie sviluppate in crescita dell’1,7% e quelle emergenti e in via di sviluppo del 3,9%. Soprattutto per le economie sviluppate, questa crescita sembra costruita esclusivamente per permettere agli investitori di continuare a vivere nei loro castelli in aria. Queste “fortezze” sono tenute in piedi da misure volte a stimolare la crescita economica, ma che alla fine si limitano a sostenere l’attuale inflazione dei prezzi degli asset e incoraggiano un’ulteriore finanziarizzazione dell’economia. La crescita è sempre meno basata sulle attività reali, “terrene”. Questa tendenza proseguirà presumibilmente anche nel 2020.

Complessivamente, prevediamo che i paesi sviluppati continueranno a crescere a ritmi moderati, attorno all’1,7%. Le economie di Stati Uniti e Giappone dovrebbero rallentare e attestarsi rispettivamente all’1,7% e allo 0,5%, mentre l’Eurozona dovrebbe confermare il suo attuale ritmo di crescita debole dell’1,2%. L’invecchiamento demografico, la produttività che non accenna a crescere e il restringimento dell’output gap (la differenza tra il Pil potenziale e il Pil effettivo) causano il rallentamento della crescita nei paesi sviluppati rispetto al potenziale a lungo termine. Alcuni paesi emergenti presentano un potenziale di miglioramento del tasso di crescita nel 2020: non è infatti irrealistico pensare a una leggera ripresa rispetto ai minimi attuali. Tuttavia, un’ulteriore frenata dell’economia cinese potrebbe controbilanciare la maggior parte di questo miglioramento, risultando in un tasso complessivo della crescita economica nei paesi emergenti tra il 4,0% e il 4,5%.

I punti salienti dell’Outlook 2020 di Triodos IM

Stati Uniti ancora solidi ma in rallentamento

• Economia: ulteriore rallentamento della crescita
• Inflazione: l’inflazione di fondo sfiorerà e forse supererà l’obiettivo del 2%
• Politica monetaria: proseguimento della politica accomodante, altri due tagli dei tassi di interesse nel 2020

Eurozona vittima del rallentamento del commercio mondiale

• Economia: stabile, crescita modesta
• Inflazione: l’obiettivo di inflazione al 2% rimane ancora irraggiungibile
• Politica monetaria: proseguimento del programma di Quantitative Easing. Un ulteriore taglio dei tassi di interesse nel 2020

Giappone, crescita ancora fiacca

• Economia: ulteriore rallentamento della crescita economica
• Inflazione: l’obiettivo di inflazione al 2% rimane ancora irraggiungibile
• Politica monetaria: taglio dei tassi di interesse nel primo semestre 2020

Economie emergenti, outlook moderato

• Economia: modesto aumento della crescita
• Inflazione: nessun cambiamento sostanziale nel complesso
• Politica monetaria: ulteriori misure di allentamento monetario

Mercati obbligazionari

Nel 2019 l’interesse per gli asset sicuri e le politiche delle banche centrali hanno portato i rendimenti dei Titoli di Stato ai minimi storici. La Fed e la Bce dovrebbero continuare a tagliare i rispettivi tassi di riferimento nel 2020. Questo potrebbe comportare un ulteriore ribasso dei mercati dei capitali negli Stati Uniti e nell’Eurozona. Con il proseguimento delle misure di politica monetaria non convenzionale, anche i tassi dei mercati monetari potrebbero seguire un trend simile. L’obiettivo di inflazione della Bce non è facilmente raggiungibile nel breve periodo e la crescita economica dell’Eurozona dovrebbe rimanere moderata. La prospettiva di una politica monetaria accomodante prolungata manterrà pertanto i tassi dei mercati dei capitali europei ancora bassi a lungo.

Tutte queste riflessioni ci spingono complessivamente a mantenere per ora una posizione neutra sui titoli obbligazionari.

Mercati azionari

Il mercato azionario statunitense rimane complessivamente caro sia rispetto alle altre regioni sia in termini storici. A nostro parere, le attuali valutazioni elevate non riflettono i fondamentali dei sottostanti. La crescita economica globale fiacca e l’ulteriore rallentamento dell’economia Usa manterranno le revisioni degli utili aziendali e la crescita dei profitti in territorio negativo nel 2020. Il proseguimento della tendenza rialzista nei mercati azionari statunitensi dipende essenzialmente da ulteriori misure espansive da parte della Fed. Anche le elezioni presidenziali del 2020 nel paese incideranno sul contesto, andando ad aggiungersi all’incertezza politica sulle future decisioni in materia fiscale e commerciale. Tenuto conto di tutti questi fattori, rimaniamo negativi sulle azioni Usa.

Nel 2019 i mercati azionari europei hanno seguito la tendenza globale al rialzo dei loro omologhi statunitensi, anche se a un ritmo inferiore. È probabile che le recenti misure di allentamento monetario della Bce siano seguite da ulteriori azioni in questo senso nel 2020, creando un contesto monetario ultra-espansivo. Riteniamo che il rallentamento della crescita economica dell’Eurozona abbia quasi toccato i minimi e non potrà quindi aggravarsi ulteriormente nel 2020, pertanto le azioni europee potrebbero beneficiare delle politiche fiscali e monetarie accomodanti. Poiché le azioni europee sono anche relativamente poco care rispetto a quelle statunitensi (anche se rimangono care in termini assoluti), confermiamo una posizione neutra/leggermente positiva sui titoli europei.

Le azioni giapponesi sono relativamente poco care rispetto a quelle statunitensi ed europee. Anche il mercato azionario nipponico ha seguito un trend rialzista nel 2019, sullo sfondo di una crescita economica in ritardo rispetto agli altri paesi sviluppati. Tuttavia la BoJ continuerà a sostenere i mercati azionari attraverso il suo programma di Qqe (quantitative and qualitative easing). Tenuto conto anche delle valutazioni azionarie interessanti, rimaniamo positivi sulle azioni giapponesi.

Le politiche monetarie globali complessivamente espansive, unite all’attenuarsi delle tensioni geopolitiche nelle aree più calde, potrebbero avvantaggiare i mercati emergenti nel corso del 2020. L’elevata liquidità e i tassi di interesse ancora bassi potrebbero orientare gli investitori verso gli asset finanziari più rischiosi, mentre l’allentamento delle tensioni commerciali potrebbe stimolare la fiducia degli investitori. Inoltre, poiché molti paesi hanno relativamente ridotto il deficit della bilancia delle partite correnti, le rispettive banche centrali godono di maggiori margini per allentare le politiche monetarie. Se a questo si aggiungono le valutazioni relativamente poco care dei mercati emergenti, rimaniamo cautamente ottimisti sulla performance delle azioni emergenti nel 2020.

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