Debito in forte calo a 2.421 miliardi nel 2019, ma riparte nel nuovo anno

A cura di Mazziero Research

Le nostre stime indicano un debito in forte calo a dicembre 2019, a 2.421 miliardi (il dato ufficiale potrebbe mostrare un maggior scostamento dalle stime a causa degli aggiustamenti contabili di fine anno).

Il debito riprenderà a crescere con vigore a inizio anno oltre i 2.450 miliardi a gennaio e salirà sino a giugno tra 2.472 e 2.499 miliardi. Il grafico sopra presenta con una linea rossa i dati ufficiali pubblicati da Banca d’Italia, e prosegue in grigio con i valori stimati dalla Mazziero Research. La tabella di affidabilità indica le differenze tra i valori ufficiali e le stime precedentemente fatte dalla Mazziero Research.

I dati ufficiali

Debito pubblico: 2.445 miliardi (stabile)
Relativo a novembre 2019
Pubblicato il 15 gennaio 2020

Le stime Mazziero Research

La stima a dicembre 2019: 2.421 miliardi (forte calo)
Intervallo confidenza al 95%, compreso tra 2.413 e 2.429 miliardi
Il dato ufficiale verrà pubblicato il 14 febbraio 2020 (potrebbe mostrare un maggior scostamento dalle stime a causa degli aggiustamenti contabili di fine anno).

La stima a giugno 2020: compreso tra 2.471 e 2.498 miliardi
Intervallo confidenza al 95%
Il dato ufficiale verrà pubblicato il 14 agosto 2020

Spesa per gli interessi nel 2019 e stima per il 2020

La spesa annua lorda per il 2019 si chiude a 69,1 miliardi, nel 2018 era stata di 67,9 miliardi. La prima stima di spesa lorda per interessi nel 2020 ammonta a 68,1 miliardi.

Spesa per interessi lorda da gennaio a dicembre 2019: 69,1 miliardi,
Stima Mazziero Research spesa lorda 2020: 68,1 miliardi.

Spesa per interessi netta da gennaio a settembre 2019: 46,0 miliardi,
Stima Mazziero Research spesa netta a fine 2019: 60,2 miliardi.

Nota esplicativa: per spesa per interessi lorda si intende l’esborso per interessi come risultante dal conto di cassa della Ragioneria Generale; per spesa per interessi netta si intende il conguaglio tra interessi attivi e passivi e riportato nelle statistiche ufficiali dell’Istat.

Pil 2019: com’è andata?

Stando al solo dato annuale, si potrebbe dire che il 2019 non è andato affatto male: si è chiuso con un progresso positivo dello 0,2%, meglio di quel +0,1% previsto nella Nota di aggiornamento al Def da parte del governo.

Se però si analizza in modo meno superficiale e si presta attenzione all’andamento dei vari trimestri si nota una preoccupante discesa al -0,3% nel 4° trimestre, controbilanciata da una seppur scarsa positività dei primi tre trimestri dell’anno.

Occorre specificare che ci troviamo ancora di fronte a stime Istat preliminari e che non si può escludere un leggero miglioramento del 4° trimestre nel dato definitivo; ma al tempo stesso occorre considerare che la criticità della situazione non cambierebbe minimamente.

Infatti, se si osserva la tabella sotto si nota come la crescita del nostro Paese presenta valori asfittici da ben due anni senza che vi sia un reale cambiamento di marcia. Ora il dato negativo del 4° trimestre pone in seria considerazione la possibilità di trovarci in recessione tecnica qualora vi sia il segno meno anche nel 1° trimestre dell’anno in corso.

Che ne sarà di noi nel 2020?

I dati del 2019 creano un pesante effetto trascinamento nel 2020: come si può notare dalla tabella una crescita trimestrale nulla fornirebbe un Pil annuale di -0,2%, la cosiddetta crescita acquisita.

Le prime stime Mazziero Research indicherebbero un rimbalzo dal pessimo dato del 4° trimestre 2019, andando a segnare un minimo progresso dello 0,1% nel 1° trimestre 2020; l’anno proseguirebbe con dati deboli in parziale miglioramento dal secondo semestre. Il risultato finale non andrebbe molto oltre dal -0,1%, fortemente ipotecato proprio dal 2019.

Questo elemento fornisce la misura di quanto la previsione di +0,6% del governo nella Legge di Bilancio sia lontana dal vedersi realizzata e di come in sede comunitaria la Commissione Europea potrà richiamare a una maggiore concretezza. L’autunno si presenterà estremamente caldo quando il governo dovrà nuovamente cimentarsi a neutralizzare l’aumento dell’Iva nel 2021 per 20 miliardi di clausole di salvaguardia.

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