Intesa-Ubi, l’accordo piace agli analisti

A cura di Morningstar

L’Opa (offerta pubblica di acquisto) avanzata da Intesa Sanpaolo sul capitale di Ubi è una buona notizia non solo per il gruppo torinese, che si aspetta da questa operazione di aumentare la redditività, ma anche per il sistema bancario italiano nel suo complesso, che in questo modo compie dei passi in avanti verso un maggior consolidamento.

Intesa ritiene che questa fusione produrrà sinergie al lordo delle imposte per 730 milioni di euro. Il prezzo dell’offerta riconosce a Ubi un premio del 28% rispetto al prezzo di chiusura del 14 febbraio 2020 e nell’ambito dell’operazione Intesa Sanpaolo venderà una parte della rete di filiali a Bper Banca in modo da anticipare possibili veti da parte dell’Antitrust.

Ubi è valutata dal gruppo torinese 0,6 volte il suo valore contabile a fine del 2019 e 12 volte gli utili attesi nel 2020 (escluse le sinergie). E’ una stima che a nostro avviso risulta elevata. Se invece teniamo conto delle sinergie al netto delle imposte, i costi di ristrutturazione per realizzarle e la dismissione delle filiali vendute a Bper Banca la valutazione di Ubi scende a 5 volte gli utili attesi per il 2020. Tuttavia Intesa si aspetta di realizzare un’integrazione completa dei due business entro il 2023.

Il valore delle sinergie al lordo delle imposte pari a 730 milioni di euro sono il risultato di un guadagno di 510 milioni di euro in termini di minori costi e di 220 milioni di euro di nuovi ricavi. Per raggiungere tale obiettivo Intesa prevede di spendere ulteriori 1,3 miliardi di euro al lordo delle imposte. Nel 2019 Ubi ha avuto 2,5 miliardi di euro di costi operativi e Intesa cercherà di tagliarli del 25% attraverso una riduzione del personale (5mila uscite volontarie previste). Il gruppo torinese ha una comprovata esperienza di integrazioni di aziende avendo eseguito con successo un numero elevato di operazioni di M&A. Di recente ha integrato con successo Veneto Banca e questo ci dà fiducia che possa raggiungere il suo obiettivo.

Fair value stabile a 2,40 euro

La nostra stima del fair value del titolo resta invariata a quota 2,40 euro per azione poiché al momento non vi sono indicazioni se l’accordo sarà accettato dagli azionisti Ubi. Intesa, tuttavia, si è impegnata a distribuire un dividendo di 0,20 euro nel 2020 e nel 2021 qualora l’accordo venga raggiunto.

Ubi è la quarta banca italiana con una quota del 5% nel mercato dei prestiti, del 4% in quello dei depositi, del 3% in quello delle gestione patrimoniale e del 4% in quello delle assicurazioni. Questa acquisizione, dunque, pur non essendo un punto di svolta per Intesa le permette di consolidare la sua leadership in Italia (le sue quote di mercato salirebbero al 21% nel segmento prestiti e in quello dei depositi, al 23% in quello delle gestioni patrimoniali e al 19% in quello delle assicurazioni vita). Il rapporto cost-to-income di Ubi negli ultimi cinque anni è stato di 74 e questa bassa efficienza operativa mostra come il suo problema siano le mancate economie di scala. Per questo rappresenta un obiettivo attraente per Intesa.

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