Il default rate per le banche italiane nel periodo 2020-2022 è destinato a rimanere stabile all’1,2%: è la previsione contenuta in un report di Equita in uscita. La stima, basata su un’aspettativa di crescita media del Pil di circa lo 0,5%, incorpora flussi di nuovi Npe (Non Performing Exposures, l’esposizione degli istituti di credito nei confronti dei crediti deteriorati) per complessivi 15 miliardi di euro (contro i 15,6 miliardi del 2019 e i 16,5 del 2018): ne deriva un costo del rischio mediamente pari a 55 punti base, sostanzialmente stabile su base annua al netto di alcuni one-off.
Storicamente – sottolineano gli analisti di Equita – con un tasso di crescita del Pil di 0,5/1%, il default rate delle banche è stato appunto di poco superiore all’1%, mentre con una contrazione del Pil superiore al 2% il default rate ha superato il 4%, con una reazione ovviamente non lineare.
Ipotizzando un peggioramento del default rate del 20% a 1,6% – equivalente ad assumere un calo del Pil di circa lo 0.5% – i flussi annui di nuovi Npe aumenterebbero a 18 miliardi, con un impatto negativo sulle stime di utile e valutazioni di circa l’8%.
Per gli analisti, la price action di ieri dell’indice bancario domestico (-5,4%) sembra incorporare parzialmente uno scenario di questo tipo e indicare un’ipotesi di crescita zero del Pil per il 2020.