Investire ai tempi del coronavirus

A cura di Hans-Jörg Naumer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors

All’inizio della scorsa settimana la situazione sembrava abbastanza promettente. Diversi indicatori anticipatori relativi a Stati Uniti e Germania dipingevano infatti un quadro incoraggiante. In base al Conference Board, in febbraio la fiducia dei consumatori statunitensi registrava lievi progressi. Erano migliorati anche l’indice sull’attività a livello federale della Federal Reserve di Chicago e l’indice sull’attività manifatturiera della Federal Reserve di Dallas. Sull’altra sponda dell’Atlantico, il barometro della fiducia delle imprese tedesche ifo di febbraio ha sorpreso, seppur di poco, al rialzo. Mentre la valutazione della situazione attuale è leggermente peggiorata, la componente sulle attese è aumentata. Sembra quindi che il coronavirus (Covid-19) non abbia ancora intaccato i dati economici. Tuttavia occorre una certa cautela. Il rialzo dei Pmi del Regno Unito e dell’area euro non va frainteso. I tempi di consegna si sono allungati. Ma se di norma una simile evoluzione è indice di accelerazione economica, ora è il coronavirus che causa ritardi nella filiera globale. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) aveva dunque le sue buone ragioni per correggere al ribasso le previsioni relative alla Cina e all’economia globale rispettivamente dello 0,4% e dello 0,1%. Resta da vedere se sarà necessaria una nuova revisione negativa. In ogni caso, all’inizio della scorsa settimana, con l’intensificarsi dei timori per l’epidemia, i mercati finanziari hanno iniziato a manifestare una netta avversione al rischio.

La settimana prossima

Non crediamo che gli investitori diverranno più ottimisti nel corso della prossima settimana. Diversi dati economici di cui si attende la pubblicazione risulteranno probabilmente deludenti. Lunedì l’attenzione sarà catalizzata dal Pmi manifatturiero cinese Caixin. Gli analisti prevedono già una flessione dell’indicatore sotto la soglia di espansione di 50. Negli Usa e in Italia saranno resi noti rispettivamente l’indice Ism e il Pmi manifatturiero di Markit. Difficilmente i dati statunitensi risentiranno degli ultimi casi di coronavirus, ma entrambi gli indici dovrebbero evidenziare un lieve calo. Martedì saranno pubblicati i dati sull’inflazione dei prezzi al consumo nell’area euro. Il tasso a/a non dovrebbe mettere sotto pressione la Banca Centrale Europea. Probabilmente in questa fase di emergenza sanitaria l’istituto presterà maggiore attenzione ai dati sulla crescita che non all’inflazione. Neppure i nuovi ordinativi Usa (giovedì) e tedeschi (venerdì) dovrebbero riuscire a rasserenare gli animi.

Investire ai tempi del coronavirus

È praticamente impossibile prevedere come evolverà l’epidemia (per lo meno il numero di nuovi casi ha iniziato a diminuire e si stanno testando i primi vaccini) e quale direzione prenderanno i mercati dopo le ultime notizie sulla diffusione del virus. Al contempo, non si attendono dati incoraggianti durante la prossima settimana. Sfortunatamente la crisi sanitaria è scoppiata nella fase finale di un ciclo maturo, quando i rischi di recessione sono normalmente elevati. La crescita deve essere stimolata subito, non frenata. Sebbene siano già state adottate alcune misure a sostegno dell’attività (il governo cinese ha optato per politiche monetarie e fiscali più espansive; cfr. grafico della settimana), abbiamo motivo di ritenere che tali interventi non saranno sufficienti. Gli operatori del mercato attendono le prossime mosse della Federal Reserve e della Bce, ma entrambe le autorità tengono una linea espansiva già da molto tempo e hanno quasi esaurito le frecce al loro arco. Ciononostante, i mercati monetari scontano due tagli dei tassi Usa da 25 punti base ciascuno nel corso dell’anno.

Investire ai tempi del coronavirus significa che anche se quasi il 25% di tutti i bond in circolazione a livello mondiale (vale a dire quasi 14mila miliardi di dollari) presenta rendimenti negativi, i premi per il rischio saranno ulteriormente rettificati per l’aumento dell’incertezza. I settori più vulnerabili saranno quelli più esposti alle filiere asiatiche. I settori difensivi mostreranno probabilmente maggiore resilienza, come pure le obbligazioni governative, considerate beni rifugio. In ogni caso, sui mercati continuerà a prevalere un atteggiamento “risk-off”, di avversione al rischio. Per fortuna il quadro tecnico non richiede interventi urgenti. Gli indicatori di forza relativa dei principali mercati azionari segnalano una situazione di ipervenduto, che suggerisce possibili acquisti di azioni.

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