Consob, 100.000 euro di multa ad Adusbef

Ammonta a ben 100.000 euro la sanzione somministrata da Consob per diffusione di notizie manipolatorie del mercato, ai sensi dell’articolo 187 ter del Tuir, a carico di Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, organizzazione che raggruppa e rappresenta migliaia di risparmiatori.
La multa è scattata a causa di una dichiarazione rilasciata da Lannutti, parlamentare dell’Idv, ad un giornalista in merito all’istituto di credito Unicredit:
“Secondo i nostri calcoli”, citava l’articolo apparso in giornata 16 ottobre “il mark to market di Unicredit è negativo per 4-5 miliardi. Si tratta di uno scandalo grosso dieci volte quello di Italease”, affermava Lannutti.
La dichiarazione si basava su deduzioni e analisi esterne, senza accesso diretto alla contabilità della banca, in riferimento alle preoccupazioni destate dalla solidità degli istituti bancari in un periodo di particolare difficoltà nel settore.
Il giorno della pubblicazione dell’articolo, il titolo Unicredit aveva evidenziato perdite in Borsa, registrando “la performance peggiore tra i principali titoli del settore bancario”.
La notizia è stata quindi dichiarata falsa e tendenziosa, la Consob ha effettuato accertamenti dopodiché ha decretato il provvedimento ai danni dell’Associazione.

Quello che sorprende è che l’unica sanzione somministrata dalla Consob vada proprio a colpire un’associazione di risparmiatori in un periodo in cui gli istituti di credito sono stati al centro delle vicende inerenti la crisi finanziaria.
Tuttavia, al di là di questo, se è vero che le stime diffuse da Lannutti erano eccessive, l’istituto stesso più tardi avrebbe smentito le tesi del deputato ammettendo che “l’ammontare della (posizione) creditoria netta nei confronti dei propri clienti, risulta pari a circa un miliardo di euro alla data del 30 giugno 2007”.
Si tratta comunque di un miliardo di euro, una cifra che, seppur inferiore rispetto a quanto affermato dal presidente, da un lato giustifica lo stato di allarme denunciato dall’Adusbef, rendendo la pesante sanzione somministrata all’associazione smisurata rispetto all’imputazione.

Visto comunque il danno oggettivo causato alla banca una punizione può essere considerata giusta, ma la sentenza non convince in quanto il provvedimento è del tutto isolato e unico. In luce del comportamento tenuto dalla stessa Consob in situazioni analoghe, la sentenza risulta poco imparziale ed eccessivamente severa.
Un caso recente riguarda, per esempio, la banca Popolare di Milano, all’interno della quale la Consob ha verificato la vendita in maniera non corretta di obbligazioni ai danni degli acquirenti.
Preso atto dell’infrazione, con urgenza, la Consob ha ingiunto alla Popolare di cessare il comportamento scorretto, senza però applicare alcuna sanzione.
Appare quindi ineguale che l’Associazione sia stata punita con una sostanziosa multa per aver danneggiato l’istituto di credito mentre, in questo caso in cui sono stati i risparmiatori ad essere danneggiati, l’organismo di vigilanza non abbia applicato alcun provvedimento.
A seguito dell’episodio hanno cominciato a serpeggiare dubbi sull’operato della Consob e c’è chi scherza, come in un articolo inerente apparso sul sito WallStreetItalia, affermando che se il presidente Lamberto Cardia “fosse stato a capo dell’autorità finanziaria di Dubai in occasione del recente default, avrebbe sicuramente multato i beduini del deserto e gli operai immigrati quali colpevoli del tracollo del mercato immobiliare, con la motivazione che preferiscono vivere nelle bidonville piuttosto che comprare le lussuose dimore costruite dallo sceicco”.

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