Saipem soffre il calo del greggio, continua la discesa in Borsa

Chi si aspettava un rimbalzo dei titoli petroliferi sull’onda dell’annunciato taglio di 1,5 milioni di barili al giorno deciso ieri dai paesi aderenti all’Opec sotto la spinta dell’Arabia Saudita, è rimasto deluso. E’ vero che il taglio è superiore alle attese (che fino a pochi giorni fa oscillavano tra i 600 mila e il milione di barili di petrolio al giorno), ma ancora non si sa se la Russia aderirà o meno al piano (la decisione è attesa oggi al termine della riunione del “Opec+” ma si parte da posizioni distanti).

Non solo: secondo Goldman Sachs se anche il taglio da 1,5 milioni di barili partisse da inizio aprile o in maggio, non sarebbe sufficiente ad assestare i mercati, dato che con la crisi da coronavirus che si va allargando a tutto il mondo “il danno alla domanda è in corso ora” e occorrerà dunque tempo perché i prezzi si stabilizzino. E infatti stamane il greggio perde oltre l’1% in avvio di giornata col Brent che ridiscende a 49,4 dollari al barile e il Wti che oscilla sui 45,3 dollari al barile.

Morale: Eni in avvio di seduta cede oltre il 2% a 10,72 euro, Tenaris segna -2,5% poco sopra i 7,59 euro e Saipem fa peggio di tutti lasciando sul terreno oltre il 3,4% appena sopra i 2,91 euro dopo aver anche toccato un minimo in apertura di soli 2,83 euro. Proprio Saipem, che a ieri sera segnava un calo superiore al 36% sui 12 mesi di cui oltre il 27% perso negli ultimi tre mesi (-13% nell’ultima settimana), mostra un’accelerazione ribassista netta che se da un lato porta molti ad attendersi a breve un rimbalzo (sia lo Stocastico sia l’indicatore Rsi sono ormai in area di ipervenduto), dall’altro convalida la possibilità di operare in ottica ribassista.

Poco significativa è in questo momento ogni considerazione di carattere fondamentale, dato che le previsioni per il 2020 formulate solo qualche settimana fa (ricavi per “circa 10 miliardi di euro”, Ebitda adjusted “superiore a 1,1 miliardi di euro”, investimenti tecnici per 600 milioni e indebitamento finanziario netto inferiore a 700 milioni) rischiano di dover essere sforbiciate a breve se l’impatto del coronarivus non sarà contenuto sia come estensione geografica sia come durata temporale. Il quadro tecnico è invece molto chiaro: il titolo è in un trend fortemente ribassista di brevissimo e breve periodo ed è tornato in un trend negativo anche a medio-lungo termine, con quotazioni portatesi rapidamente sia sotto la media mobile lenta sia sotto quella veloce.

Entrambe le medie stanno perdendo quota e procedono distanziate, mentre i volumi di scambio non accennano a calare anzi mostrano ulteriori sia pure contenuti incrementi, segno che il sell-off sul titolo è in corso e che occorrerà tempo per ristabilire la fiducia degli investitori sul comparto e sul titolo che ormai si trova, a 2,915 euro, sul livello indicato come primo obiettivo del ribasso. Possibile quindi qualche ricopertura per portare a casa profitti da parte di chi avesse iniziato a vendere il titolo alla rottura del supporto in area 3,47-3,45 euro.

Se così fosse il titolo potrebbe in giornata provare a risalire almeno verso i 2,99 euro, limitando le perdite rispetto alla chiusura di ieri (3,014 euro). Se al contrario dovessero in giornata giungere nuovi ordini di vendita, magari da Wall Street, il prossimo supporto è sui 2,85 euro e poi a 2,81 euro per azione. Ulteriore obiettivo ribassista a quel punto potrebbe essere, presumibilmente già la prossima settimana, quota 2,76 euro, circa un 5% al di sotto delle quotazioni correnti.

Per gli investitori maggiormente avvezzi al rischio è dunque possibile ipotizzare l’apertura o il mantenimento di posizioni “corte”, in attesa che il panic selling si esaurisca e il titolo possa tentare una prima reazione tecnica. A medio termine resta l’incognita dei livelli attorno ai quali avverrà il riequilibrio tra domanda e offerta di petrolio e quale impatto ciò potrà avere sulla redditività del gruppo. Da notare, al riguardo, che le compagnie petrolifere clienti di Saipem nel corso di questi ultimi anni sono riuscite a ridurre il punto di pareggio dei nuovi progetti di upstream, cosa che dovrebbe garantire la solidità del flusso di ordini futuri di Saipem (che attualmente può contare su un “portafoglio ordini” del valore di 25 miliardi di euro).

Eni, ad esempio, è passata da un break-even di 30 dollari al barile indicato nel 2017 a 25 dollari al barile indicati lo scorso anno e nel piano strategico a lungo termine al 2050, appena presentato, ha indicato 20 dollari al barile come obiettivo di break-even medio in parallelo a un graduale spostamento della produzione da quella di petrolio a quella di gas naturale (che al 2050 dovrebbe costituire l’85% dell’upstream del gruppo).

L’andamento in Borsa di Saipem negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!