FX: Passato e futuro

Usando una metafora molto gettonata nella letteratura italiana, per un attimo facciamo i bravi “nani sulle spalle dei giganti”: per sapere dove possiamo andare, dobbiamo necessariamente sapere da dove veniamo.

Dunque vediamo i più significativi avvenimenti che si allacciano al nostro mercato, avvenuti in questo decennio Y2K-2010. In primo luogo, dobbiamo dare spazio all’Euro (non il cambio EurUsd, bensì alla valuta unitaria dell’UE) : il primo gennaio 1999 viene lanciato l’Euro e 11 paesi lo adottano (ora siamo a 16) e la BCE viene sommersa di scetticismi riguardanti una politica monetaria unitaria per nazioni molto diverse tra loro.

A voi il verdetto, considerando che la BCE è la banca centrale più “giovane” e che l’Euro si batte col biglietto verde per il primato di mezzo di scambio più utilizzato. In secondo luogo evidenziamo un termine che si è affermato come uno dei più diffusi – e che ha aiutato la diffusione del mercato FX: Carry Trade; o meglio, la sua vita, morte e rinascita.

Il carry trade prima sembrava inattaccabile, poi sembrava morto, poi è risorto… insomma questo carry trade per la stampa è una figura sfuggente. In realtà è uno dei capisaldi del mercato FX, ed una chiara dimostrazione di come il mercato sia di fatto un aggregato di uomini: il comportamento dei carry trade va di pari passo con l’avidità e la paura umana. Lenti a salire e veloci a scendere: non è questa la risposta umana a buone notizie (positività) e cattive notizie (paura)?

In terzo luogo dobbiamo puntare il riflettore su di voi, i nostri lettori: il mercato “retail” (senza alcuna offesa) che ora ha accesso ad un mercato tradizionalmente governato da banche. I retail broker hanno gradualmente permesso al comune padre di famiglia di sfruttare le sue osservazioni su questo mercato, più tecnico e più regolare di altri, ed ora le “forze speculative” sono una componente importante del mercato FX.  Cosa ha in serbo il futuro? Il ruolo della Cina, che ancora dobbiamo capire; il volto del mercato, dopo che usciremo definitivamente dalla recessione.

Ma è confortante sapere che i nostri “esoterici” mezzi di analisi – linee, price action, sentimento – permettano ancora di leggere il mercato in maniera ugualmente bene: è una dimostrazione del fatto che il mercato reagisce in maniera umana, quindi rimane capibile ed approcciabile.

A proposito di approcciabile: la settimana dopo natale è tipicamente una settimana di elevata volatilità, quindi gestione del rischio in primo piano, e poi tutti a fare gli ultimi saluti al 2009.

EurUsd – grafico 60 min

Cerchiamo invece ora di capire quali potrebbero essere alcuni livelli interessanti per la giornata di trading.

Cominciando dall’eurodollaro, possiamo notare utilizzando un grafico a 60 min, come la fuoriuscita rialzista dal canale discendente abbia prodotto una certa incertezza nel cambio.

La ripresa che ci si poteva attendere appare ritardata dal livello di doppio massimo di 1.4410-20. Oltre questo livello infatti, la teoria di Fibonacci, afferma che ci si potrebbe attendere un ritorno dei prezzi sino a 1.4570, prima di rivedere un arresto alla salita del cambio. 1.4320 prima, il minimo di 1.4230 poi, sono i due livelli di supporto all’idea rialzista.

Manca ancora qualche punto al dollaro yen, per giungere al massimo del 26 ottobre scorso, 92.30, da cui era partito il movimento ribassista. Prima di questo, il cambio, in realtà ha trovato una resistenza a 91.80, la prima vera resistenza di giornata.

Con la rottura di 131.70, ancora in dubbio, il cambio EurJpy si riaprirebbe la strada per una salita. Fino a dove in realtà non è di facile intuizione: la teoria vorrebbe una ripresa sino a 134.50, anche se la presenza degli oscillatori in posizione di ipercomprato da un paio di giorni dovrebbe lasciar pensare ad una salita più difficoltosa.

L’idea di un cable a 1.5710 è ritardata dal supporto che ha trovato il cambio negli ultimi tre giorni di scambi, 1.5920. Se il cambio non dovesse oltrepassare a rialzo 1.6020 (cancellando temporaneamente la visione ribassista), crediamo che la rottura anche di questo supporto fondamentale sia solamente questione di tempo.

Il dollaro australiano, dopo la correzione sino al minimo di 0.8735 (livello di minimo dal 5 ottobre scorso), appare carico al punto giusto da andare a tentare la resistenza importante di 0.8910: questo è il livello che ci separa da un ritorno del cambio sui massimi dell’ultimo trimestre.

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