Coronavirus e petrolio colpiscono i mercati, Europa verso la recessione tecnica

A cura di Ewout van Schaick, Head of Multi-Asset di NN Investment Partners

L’attuale diffusione del coronavirus ha già colpito duramente i mercati la scorsa settimana. Poi l’esplosione di una nuova guerra dei prezzi del petrolio a seguito della rottura dell’Opec+ in mezzo a disaccordi tra Russia e Arabia Saudita, ha inferto un ulteriore pesante colpo al sentiment.

Questo ha portato al più grande movimento in un giorno dei prezzi del petrolio dai tempi della crisi finanziaria. I mercati azionari hanno subito ulteriori forti perdite, con l’indice Msci World Index che ha perso l’8% in euro. Ieri i mercati asiatici si sono ripresi un po’ sulle speranze di politica economica e sul rimbalzo del prezzo del petrolio. Nel frattempo, sui mercati del credito, l’allargamento dello spread intraday ha raggiunto livelli che non si vedevano da oltre dieci anni. Il denaro è passato da asset rischiosi a titoli di Stato sicuri, spingendo i rendimenti dei Bund decennali e dei titoli del Tesoro Usa ai minimi storici. Gli operatori stanno prezzando un significativo stimolo della banca centrale che ha aggiunto nuovo carburante al rally dei titoli di stato.

Il coronavirus si sta diffondendo ulteriormente in Europa e negli Stati Uniti, con l’Italia e l’area di Seattle come rispettivi epicentri. Gli effetti secondari dell’epidemia porteranno l’economia a una temporanea battuta d’arresto, con conseguenti interruzioni della catena di approvvigionamento, un colpo al turismo e ad altri settori dei servizi e un colpo negativo alla fiducia.

Petrolio: una rapida ripresa del prezzo del petrolio è improbabile, salvo intese

La minaccia di un aumento della produzione ha portato a un forte calo dei prezzi del petrolio e ha causato un deterioramento delle prospettive per l’equilibrio del mercato petrolifero. L’Opec+ dovrebbe aumentare la produzione, sfruttando la sua capacità di riserva, con l’Arabia Saudita in testa e l’eventuale allentamento dei blocchi degli oleodotti libici, aggiungendo ulteriore offerta. La produzione di shale statunitense si adatterà ai nuovi prezzi, ma un eventuale declino della produzione statunitense potrebbe anche essere un processo di esaurimento. A meno di una nuova intesa tra Arabia Saudita e Russia, una rapida ripresa del prezzo del petrolio è improbabile.

L’arma spuntata delle banche centrali contro l’effetto paura

Quello che stiamo vedendo nei mercati in questo momento è chiaramente il fattore paura in eccesso. E anche se è molto difficile avere un alto grado di fiducia in qualcosa in questo momento, abbiamo alcune idee per quello che possiamo aspettarci.

Una recessione in Europa ci sembra molto probabile. Quando diciamo questo intendiamo una recessione tecnica: due trimestri consecutivi di crescita negativa. Se l’aumento o meno della disoccupazione, l’inasprimento dell’offerta di credito e così via peggioreranno questa situazione è una questione ancora aperta. Ma questi effetti di secondo impatto saranno cruciali nel determinare se avremo o meno anche una recessione globale. I mercati finanziari di tutto il mondo sono un potente meccanismo di propagazione del fattore paura e la fiducia dei consumatori e delle imprese rischia di essere colpita in diverse regioni. Dovremmo anche tenere presente che tutto questo sta accadendo a un’economia che ha visto la sua resilienza messa alla prova l’anno scorso a causa della continua incertezza politica.

Il calo del prezzo del petrolio era uno stabilizzatore automatico nelle fasi di recessione economica, ma è meno chiaro se ancora oggi svolge questa funzione. Gli esportatori di materie prime subiscono un duro colpo alle loro condizioni commerciali. Inoltre, questi Paesi hanno un grande cumulo di debiti in dollari, che possono causare problemi. Per gli Stati Uniti il declino è nel migliore dei casi neutro, poiché il settore dello shale potrebbe ridurre drasticamente il capex.

Le banche centrali hanno perso le loro munizioni. La Fed si unirà presto alla Bce e alla BoJ, riducendo rapidamente i tassi di interesse a zero e riavviando il quantitative easing. E dato l’apprezzamento dell’euro, la Bce potrebbe anche tagliare il tasso di politica monetaria nel corso di questa settimana. In generale, le banche centrali si concentreranno sul convogliamento della liquidità verso il maggior numero possibile di angoli del sistema finanziario globale. Tuttavia, a nostro avviso, le loro azioni di allentamento faranno poco per stimolare la crescita nominale.

Volatilità nel breve termine: prudenza sull’azionario e neutralità sulle altre asset class

Consigliamo una piccola posizione di sottopeso nelle azioni e rimaniamo neutrali nelle altre asset class. Nel breve periodo, il fattore paura potrebbe causare una certa volatilità dei mercati, con movimenti sia in salita che in discesa. Tuttavia, se ci stiamo dirigendo verso una recessione globale con solo uno strumento di politica monetaria molto netto e l’incertezza sulla forza di qualsiasi risposta fiscale, i mercati azionari potrebbero subire un ulteriore ribasso. Anche se è probabile un rialzo nel breve termine dopo l’enorme svendita dei giorni scorsi, pensiamo che sia troppo presto per comprare il mercato ora.

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