Insomma, per il momento e nonostante il prevedibile impatto negativo che la pandemia di coronavirus avrà su offerta e domanda di energia, Terna non corre rischi per quanto riguarda la sostenibilità del suo debito (8,3 miliardi di indebitamento finanziario netto rispetto ai 2,3 miliardi di di fatturato nel 2019) e questo è già un motivo di sollievo. Naturalmente in queste settimane ogni considerazione legata ai fondamentali è destinata a rimanere sullo sfondo, con gli investitori preoccupati principalmente per l’andamento dei mercati in generale e la tenuta, a rischio, dello scenario macro più che di questioni attinenti alle singole aziende (fatta eccezione per quelle operanti in settori colpiti dai provvedimenti del governo, come consumi fuori casa, trasporti e turismo).
Il giudizio degli analisti su Terna
Nell’ultimo mese Terna ha perso, a ieri, oltre il 25%, portando a -19% circa la variazione da inizio anno. Il consenso degli analisti resta al momento molto prudente, con 3 “buy”, 3 “outperform”, ben 10 “hold” e solo 2 “underperform”. Il target price medio è di poco inferiore ai 6 euro, segnalando dunque un potenziale rialzista, una volta superata l’attuale fase di turbolenza dei mercati, del 20% circa. Ai livelli attuali il prezzo esprime circa 13,8 volte l’utile normalizzato per azione, ovvero circa 4,28 volte il fatturato per azione (2,4 volte il book value o valore netto contabile).
Gli analisti tecnici restano comunque molto prudenti e segnalano come il trend di brevissimo e breve periodo sia nettamente negativo (“strong sell”), con un target ribassista a 4,39 euro per azione. Solo la risalita sopra i 5,56-5,57 euro per azione farebbe chiudere la strategia ribassista, testimoniando il ritorno del titolo quanto meno in un trend neutrale. Operativamente i più avvezzi al rischio possono dunque provare a vendere allo scoperto Terna (che non è inserita nell’elenco dei 20 titoli per i quali tale operatività è stata bloccata dalla Consob) approfittando del rimbalzo, in attesa di ulteriori indebolimenti.
In giornata le resistenza, attorno a cui aprire eventualmente una posizione ribassista, sono segnalate sui 5,36 e poi sui 5,59 euro ma già ora il titolo fatica a mantenersi sopra i 5 euro lasciando prevedere un nuovo indebolimento nel corso della seduta. I supporti a cui la caduta potrebbe arrestarsi in caso di ripresa delle vendite sono invece situati sui 4,52 euro e poi a 4,39 euro, target della strategia ribassista di breve.
Ulteriore conferma alla negatività di breve periodo è stata data dalla chiusura di ieri sotto la media mobile veloce oltre che sotto la media mobile lenta e finché il prezzo di Terna rimarrà sotto le due medie, e queste procederanno distaccate verso il basso, il trend rimarrà ben definito. Lo stocastico ha ormai raggiunto la parte bassa della banda d’oscillazione e conferma la grande debolezza della fase attuale, mentre l’Rsi, in ipervenduto, è consistente con la possibilità di qualche rimbalzo tecnico, anche solo intraday. Per chi non possiede il titolo è meglio evitare di comprarlo sui rimbalzi ed attendere nuovi indebolimenti, ovvero sfruttare i recuperi per aprire una strategia ribassista con gli obiettivi sopra descritti, in base alla diversa capacità di sopportazione del rischio di ciascun investitore.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)