Mercati a secco, lunghi di euro e corti di sterline

A cura di Ipek Ozkardeskaya, Senior Analyst di Swissquote Bank

Se gli interventi di politica monetaria messi in atto dalle banche centrali mondiali non riescono a sortire gli effetti sperati è anche perché le piccole e medie imprese hanno un bisogno immediato di liquidità senza passare attraverso il sistema finanziario.

Con il diluvio di dati economici catastrofici che potrebbero confermare il pesante impatto negativo del coronavirus sull’economia globale e il disinteresse degli investitori nelle misure monetarie e fiscali per contenere la crisi, crediamo che nelle prossime ore aumenteranno i divieti di vendite allo scoperto proprio per calmare le pressioni in vendita sui mercati finanziari.

Pertanto, sono i governi ora a dover trovare altre misure per calmare i nervi dei mercati: il Regno Unito ha promesso maggiori incentivi nella battaglia contro il rallentamento economico causato dal coronavirus oltre alle chiusure temporanee delle aziende; la Francia ha allocato 300 miliardi di prestiti per le imprese mentre la Spagna ha vietato le vendite allo scoperto per un mese per contenere la volatilità che potrebbe causare ulteriori danni al sistema finanziario.

Eppure il quadro è sempre fosco in quanto i mercati sono a secco dopo un mese di collasso pesante e ora occorre analizzare l’impatto dello scoppio del coronavirus attraverso i nuovi dati usciti in queste ore: a seguito delle pubblicazioni deludenti del NY Empire State Manufacturing Index di marzo, dei prezzi alla produzione in Svizzera di febbraio, dell’indice giapponese Tankan di marzo, oggi l’indice Zew tedesco che misura la fiducia delle imprese è letteralmente sprofondato a -49.

Un elemento che ha portato vendite momentanee sull’euro ma che non pregiudicano il trend rialzista di fondo. Il differenziale tassi in restringimento favorisce il rafforzamento dell’euro nei confronti del biglietto verde, pertanto ogni ulteriore ritracciamento da questo livello potrebbe rappresentare un’interessante opportunità di acquistare la moneta unica sui ribassi in un’ottica di rafforzamento delle posizioni Long sull’eurodollaro.

Nel Regno Unito, con le cancellerie di tutta Europa impegnate nella lotta al coronavirus e la testardaggine di Boris Johnson nel voler mantenere le scadenze prefissate, la possibilità di un accordo sulla Brexit si allontana inevitabilmente. E’ dunque probabile che la sterlina rimanga sotto pressione perché il no-deal potrebbe concretizzarsi proprio nel momento in cui i Paesi hanno maggiormente bisogno di sostegno reciproco: il cable (cambio sterlina-dollaro) potrebbe avvicinarsi a 1.20.

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