Large cap Usa, il coronavirus pesa di più sui titoli della “old economy”

“Uno degli aspetti più interessanti che abbiamo osservato nell’attuale fase di turbolenza è che le fasce del mercato con le valutazioni più elevate sono quelle che di fatto hanno resistito meglio finora. Si tratta di una dinamica molto insolita in un momento di forte ribasso del mercato, alla quale non avevano mai assistito nemmeno i nostri esperti con maggiore esperienza. Per ora non vi sono spiegazioni certe. Un’ipotesi è che ciò sia legato alla percezione che quest’emergenza danneggerà più la ‘old economy’ rispetto all’economia digitale e connessa, ma è ancora presto per trarre delle conclusioni”. E’ l’analisi di Taymour Tamaddon, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicav – US Large Cap Growth Equity di T. Rowe Price.

“In sintesi – aggiunge – finora i titoli che hanno performato meglio sono quelli con flussi di cassa consistenti, alta crescita, forte stabilità e valutazioni elevate, mentre i titoli con valutazioni basse e rischi di ribasso elevati hanno ottenuto performance peggiori”. Un esempio positivo, spiega il gestore, è Amazon, che ha retto molto bene in questo contesto. “È rassicurante sapere che la società ha adottato iniziative per dare la priorità ai prodotti più essenziali come i beni di prima necessità, i medicinali e altri prodotti molto richiesti alla luce del cambiamento delle esigenze dei clienti in tempi recenti. Rimanere rilevanti per il cliente è cruciale in ogni contesto, quindi le società che dimostrano questo tipo di rilevanza e robustezza sono attraenti. Anche Alphabet, Visa e Facebook rimangono tra i nostri titoli preferiti”.

Inoltre, prosegue Tamaddon, “manteniamo una view positiva sulle prospettive dei servizi sanitari, con un occhio di riguardo per aziende nell’ambito del managed care. Guardiamo con interesse anche alcune società selezionate nel settore della tecnologia e della comunicazione che hanno registrato ribassi significativi e le cui valutazioni sono ora attraenti, a nostro avviso. Più in generale, il coronavirus ci sta facendo riesaminare l’outlook della domanda per i beni e i servizi offerti dalle diverse società, analizzando in particolare se l’emergenza abbia causato semplicemente uno slittamento a un periodo futuro o se vi sia stata una vera e propria distruzione di domanda”.

Ad esempio, “nel settore dei viaggi – in particolare nei segmenti hotel, compagnie aeree e crociere – la perdita di domanda ha avuto un impatto significativo sulla generazione di flussi di cassa, mettendo ulteriormente sotto stress i bilanci. Ad oggi è probabile che sarà necessaria un’iniezione di liquidità per queste aziende, in modo da mitigare gli effetti del calo di attività. Va sottolineato che la possibilità di avvalersi anche delle insight generate dagli analisti del credito è di grande aiuto per orientarsi in un contesto di bilanci e crediti societari sotto stress”, conclude l’esperto di T. Rowe Price.

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