Nel mondo c’è una capacità di immagazzinamento per un miliardo di barili di petrolio, ma alcuni stoccaggi potrebbero non essere accessibili data la crisi del sistema del trasporto marittimo e questo fa consigliare prudenza soprattutto per i titoli petroliferi e in generale per tutti i titoli ciclici, che rischiano nuove e pesanti perdite in borsa. A Milano sono tenuti d’occhio anche i titoli finanziari, rimbalzati la scorsa settimana, dopo l’invito di Bce e Banca d’Italia alle banche a rinviare a dopo ottobre ogni eventuale distribuzione di dividendi e a sospendere eventuali piani di buy-back.
Anche se appare decisamente prematuro, c’è intanto chi inizia a guardarsi attorno per cercare di comprare sui minimi titoli che possano ripartire a emergenza finita. Atlantia, penalizzata oltre che dal crollo verticale del traffico di queste settimane anche dall’incertezza circa l’eventuale revoca delle concessioni stradali in Italia, ha già perso circa la metà del suo valore nell’ultimo anno (la capitalizzazione di mercato è infatti crollata a 9,5 miliardi) e la scorsa settimana non solo non è rimbalzata ma ha anche perso un altro 5%, mentre oggi lascia sul terreno oltre il 3,5% dopo i primi scambi col titolo che cerca di mantenersi sopra gli 11 euro per azione.
In realtà l’emergenza in atto potrebbe far sbloccare la trattativa, arenatasi da settimane, tra la holding del gruppo Benetton e il governo proprio riguardo l’eventuale rinnovo delle concessioni autostradali. Le trattative sarebbero ripartite negli scorsi giorni, col governo che oltre agli investimenti già promessi dal gruppo chiederebbe il pagamento di una “consistente” penale.
Atlantia da parte sua continuerebbe a offrire la disponibilità a scendere nel capitale di Autostrade per l’Italia (Aspi) e si parla di un interesse di Macquarie Group, che già nel 2015 era apparsa interessata ad investire in eventuali quote di minoranza di Aspi. Non è chiaro tuttavia se Macquarie entrerebbe a fianco o al posto di Cdp e F2i nel capitale di Aspi (o direttamente in Atlantia). Così per il momento, non essendovi numeri certi su cui ragionare, gli analisti restano cauti e gli investitori guardano al quadro tecnico concentrandosi su operazioni di trading di corto respiro.
Il quadro tecnico del titolo Atlantia
Per ritrovare livelli così depressi delle quotazioni di Atlantia occorre tornare a fine 2012 (ma il minimo assoluto, poco sopra gli 8,30 euro per azione, fu toccato nell’aprile 2009, in piena crisi economico-finanziaria mondiale). A lasciare intravedere una speranza che dopo qualche ulteriore scossone le quotazioni possano quanto meno stabilizzarsi è il fatto che la discesa delle ultime sedute non è stata accompagnata da un aumento dei volumi, che anzi hanno iniziato a calare, segno forse che l’alleggerimento degli investitori istituzionali è in gran parte completato.
Difficile dire se questo basterà a dare una spinta al titolo anche solo per un rimbalzo tecnico di una certa consistenza, ma il quadro pare andando consolidandosi e il mantenersi dell’indicatore stocastico nella parte inferiore della banda d’oscillazione così come dell’indicatore di forza relativa (Rsi) su valori di ipervenduto potrebbe costituire la premessa per tale recupero nelle prossime giornate. A breve il trend potrebbe dunque tornare neutrale, anche se a medio-lungo termine la tendenza restasse negativa.
In giornata i supporti sono segnalati sui 10,9 euro per azione: se rotti con decisione sarebbe un serio segnale di debolezza dato che gli ulteriori supporti sono indicati a 9,9 euro per azione; in caso invece di ritorno d’interesse il titolo ha spazio per crescere significativamente, agli 11,5 euro prima e poi sino ai 13 euro. Da qui ulteriori obiettivi sono individuabili attorno ai 13,4-13,6 euro per azione, livelli per vedere i quali occorrerà probabilmente attendere che l’ipotesi di un rinnovo delle concessioni autostradali italiane acquisti maggiore concretezza e dettaglio.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)