Allacciate le cinture

di The Strategist

Ma non solo: perché il 2010 sarà anche un anno nel quale verranno a maturazione alcune delle grandi partite che si giocano sul complicato scacchiere del capitalismo italiano. Di certo è che i prossimi 12 mesi saranno un periodo nel quale la finanza globale dovrà proseguire la sua “mutazione genetica”: i consulenti saranno chiamati a offrire prodotti più semplici e trasparenti, gli investori dovranno informarsi di più. In una parola: nel 2010 vinceranno i talenti, a tutti i livelli.

Le cinque grandi partite del capitalismo italiano riguardano invece (in rigoroso ordine alfabetico): Intesa Sanpaolo, Generali, Fiat, Telecom Italia e UniCredit. Per ordine di importanza quello di Generali è certamente il risiko più complesso: con l’assemblea di metà anno scadrà il mandato del “board” e il più che ottuagenario presidente Antoine Bernheim, ex senior partner di Lazard, cerca ad ogni costo un rinnovo del mandato, magari in forma breve (1-2 anni). La mano del vecchio giocatore di bridge, però, questa volta difficilmente sarà vincente poiché, nonostante lo smentisca, il candidato più autorevole per la presidenza del Leone di Trieste resta Cesare Geronzi.
 
Il presidente di Mediobanca è tallonato da vicino da Paolo Scaroni (Eni) mentre qualcuno pensa ad un banchierre capace come Carlo Salvatori, che in Unipol ha dato prova di essere anche un assicuratore coi fiocchi. Geronzi e Scaroni sono candidati graditi al premier Silvio Berlusconi, mentre Salvatori potrebbe essere un nome avanzato da Unicredit all’interno del comitato nomine di Mediobanca che deciderà l’esito della partita.

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