Natixis IM: i fund buyer professionali si aspettavano maggiore volatilità e minore propensione al rischio

I fund buyer professionali avevano anticipato l’aumento della volatilità del mercato nel 2020, adottando un approccio più difensivo nel posizionamento del portafoglio. E’ quanto emerge da un un sondaggio condotto da Natixis Investment Managers nel quarto trimestre del 2019 su oltre 400 fund buyer (responsabili della selezione di fondi di banche private, assicurazioni, fondi di fondi e altre piattaforme di vendita al retail). Stando alla ricerca, quattro quinti (79%) degli intervistati si aspettavano una maggiore volatilità dei mercati azionari e il 72% una maggiore volatilità su quelli obbligazionari.

Se da un lato nessuno avrebbe potuto prevedere i livelli storici di volatilità registrati nei mercati di tutto il mondo dal febbraio di quest’anno, i fund buyer avevano già indicato il proprio orientamento verso un approccio avverso al rischio nella selezione dei fondi nel corso del 2020. Quasi la metà (44%) ha previsto una diversificazione lontana dalle azioni statunitensi, mentre il 73% ha dichiarato che sarebbe stato disposto a sottoperformare i propri competitor in cambio di una maggiore protezione al ribasso. Sia che si trattasse di timore per le valutazioni molto elevate dei titoli, sia che si trattasse di punti interrogativi riguardo alla sostenibilità di un contesto di bassi tassi di interesse o dei persistenti effetti dell’incertezza di natura geopolitica, i professional fund buyer si aspettavano che il rally non sarebbe continuato nel 2020.

I fund buyer stanno guardando ai gestori attivi per un sostegno attraverso la grande dispersione del mercato, con tre quarti (75%) degli intervistati disposti a pagare commissioni più alti dinanzi a possibili sovraperformance. I fund buyer hanno anche notato la popolarità degli investimenti passivi come fonte di rischio sistemico e di volatilità, in quanto i titoli con migliori performance ricevono esposizioni maggiori. I fund buyer hanno evidenziato timori riguardo alla possibile portata di grandi perdite in caso di flessione.

“I fund buyer professionali hanno affrontato l’inizio del 2020 prevedendo un’ulteriore volatilità e rischio del mercato, pur non sapendo quale evento avrebbe innescato un crollo e il momento esatto in cui questo si sarebbe potuto verificare”, commenta Matt Shafer, Evp, Head of Wholesale Distribution di Natixis Investment Managers. “Gli investitori stanno sopportando condizioni di mercato senza precedenti a seguito della pandemia di coronavirus, ma l’obiettivo primario dei fund buyer rimane quello di proteggere i clienti – sia dalle perdite di mercato che dalle reazioni individuali ad esse – attraverso la composizione di portafogli sufficientemente durevoli in grado di resistere all’estrema volatilità del mercato, ma anche ben posizionati per la ripresa. Stiamo iniziando a vedere i un ritorno della propensione al rischio da parte dei fund buyer professionali con una costante attenzione alle strategie ESG, alle azioni che presentano buone valutazioni e al reddito fisso alternativo”.

Posizionamento in termini di rischio e rendimento

Nonostante l’aumento della volatilità e delle turbolenze a breve termine, le aspettative di rendimento a lungo termine dei fund buyer rimangono tuttavia abbastanza stabili, avendo già incorporato il fluttuare dei cicli di mercato. Quest’anno non fa eccezione, e la stragrande maggioranza dei fund buyer (85%) dichiara che le attuali ipotesi di rendimento delle proprie strutture siano realisticamente realizzabili. Tuttavia, molti fund buyer avevano previsto un certo ritorno a numeri pari alla media dopo un 2019 molto positivo, con il 38% in più di intervistati che si aspettavano una riduzione piuttosto che un aumento delle ipotesi di rendimento.

L’indagine ha anche rivelato notevoli che le preferenze su base settoriale dei fund buyer avevano già incorporato le attese di una debolezza in termini di crescita economica. In pochi si aspettano una sovraperformance in settori quali i pro-ciclici dei materiali e gli industriali. Al contrario, sono più ottimisti per quanto riguarda i settori guidati da motori di crescita secolari e si aspettano una sovraperformance nell’IT (44%), nel’healthcare (42%) e nella finanza (32%).

La crescita dell’Esg

In condizioni di turbolenza di mercato, il fronte Esg è sempre più riconosciuto come un importante fattore di gestione del rischio su cui possono fare affidamento i gestori attivi. Interprellati sul motivo principale per incorporare i fattori Esg nel loro processo decisionale di investimento, il 22% ha dichiarato che possono essere utili a ridurre al minimo il rischio principale, il 21% che possono generare un elevato rendimento corretto per il rischio e il 19% ha ricosociuto loro la capacità di migliorare la diversificazione. L’indagine ha rivelato che il 62% dei fund buyers sta registrando una crescente domanda da parte dei clienti di allineare le proprie strategie ai valori degli investitori.

L’Europa è stata pioniere nell’implementazione dell’Esg e continua a rivestire un ruolo guida, con tassi di implementazione più elevati e una active ownership, in cui le società di investimento avviano un dialogo con le aziende sulle questioni Esg, esercitando sia i diritti di proprietà che facendo sentire la propria voce per attuare il cambiamento.

Private Assets come fonte di diversificazione

Mentre alcuni fund buyers esprimono alcune preoccupazioni circa il ricorso a strategie alternative, pensano generalmente che i benefici valgano i compromessi, in particolare nel caso di investimenti privati. Quasi la metà (49%) afferma che gli investimenti privati ricopriranno in futuro un ruolo più importante nella loro strategia di portafoglio.

L’indagine ha inoltre rilevato che otto fund buyers su dieci (82%) ritengono che l’attuale contesto di obbligazioni a basso rendimento innescherà uno spostamento in direzione degli alternativi. Questa caccia al rendimento spiega probabilmente l’interesse per le attività alternative legate all’income, come le infrastrutture, l’immobiliare e il debito privato, con la metà degli interpellati (49%) che riconosce l’importanza dei private asset in portafoglio. Chiaramente, dopo la volatilità registrata nelle ultime settimane i fund buyer avranno rinnovato il proprio favore nei confronti di quelle strategie che contribuiranno a generare rendimenti non correlati e che offriranno un maggiore potenziale in termini di gestione del rischio.

“La gestione professionale inizia a metter a fattor comune due importanti pilastri nella costruzione del portafoglio alla luce di quanto stiamo vivendo”, spiega Antonio Bottillo, Country Head per l’Italia di Natixis Investment Managers. “Da un lato la necessità di considerare la volatilità come un’asset class vera e propria, dall’altro il doveroso sguardo al private asset anch’esso come fattore d’integrazione delle scelte di portafoglio per meglio rispondere alle necessità degli investitori in ottica di lungo periodo. Siamo di fronte ad una grande opportunità di evolvere nel modo di fare advisory”.

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