Gli investitori non hanno ancora ben compreso la portata dello shock deflazionistico in atto

“Le nostre azioni tattiche devono sempre essere analizzate in considerazione della nostra view sulla situazione globale. Questa crisi rappresenta un terribile shock deflazionistico per molti mercati e riteniamo che, a questo punto, il consensus non tenga ancora pienamente conto della situazione”. Ad affermarlo sono gli analisti di Carmignac, che di seguito illustrano nel dettaglio la propria view.

La percezione di un certo grado di noncuranza da parte degli investitori deriva dalla speranza piuttosto diffusa che, una volta terminata la crisi sanitaria, la crescita economica riprenda piuttosto rapidamente, possibilmente con un andamento a V. Questa percezione deriva anche dal crescente ottimismo, a nostro avviso eccessivo, in merito all’imminente lancio degli gli Eurobond.

Abbiamo cercato di analizzare quale potrebbe essere l’impatto futuro di questo forte shock di fiducia sul settore privato, consumatori compresi, sui governi e sulle banche centrali, i cui bilanci hanno poco margine di manovra. Riteniamo le prospettive per gli utili di molti settori saranno compromesse per un lungo periodo e la crescita economica rimarrà debole.

Il rovescio della medaglia di questa situazione riguarda l’inflazione che, a nostro avviso, non rappresenterà una minaccia significativa per un po’ di tempo, permettendo alle banche centrali di mantenere bassi i tassi di interesse, tenendo ancora in piedi il “castello di carte”.

Per questo, ad esempio, non prevediamo che per ora le tensioni economiche e politiche all’interno dell’Eurozona possano riaccendere i timori della diffusione di ideologie antieuropeiste.

Tuttavia vediamo ancora molta fragilità negli indici azionari, fattore che potrebbe esercitare crescenti pressioni verso un sell-off dei fondi passivi e allo stesso tempo non crediamo che al momento i prezzi delle commodity possano salire in maniera significativa.

Da questa analisi si ricavano alcuni corollari: per prima cosa, nel medio termine potremmo assistere a un netto calo di fiducia rispetto alle valute, dato che sempre più spesso il denaro viene espressamente stampato per finanziare i deficit di bilancio. Per questo abbiamo costruito una posizione azionaria in oro in alcuni dei nostri fondi.  Secondo, il premio di qualità per le azioni di quelle poche aziende in grado di riportare buone performance in un mondo post-Covid potrebbe aumentare in modo sostanziale. Terzo, sul fronte delle obbligazioni corporate, le società con bilanci solidi dovrebbero essere in grado di riprendersi bene rispetto ai livelli attuali.

“Due settimane fa avevamo tatticamente aumentato la nostra esposizione nell’azionario, raggiungendo la metà della gamma consentita dai mandati, perché i policymaker avevano finalmente fatto un passo avanti, affrontando in modo convincente lo stress emerso sui mercati dei finanziamenti. Questo ci ha permesso di cominciare a guardare anche al mercato del credito Investment Grade“.

Già all’inizio della scorsa settimana questa mossa ci consentito delle prese di profitto e abbiamo quindi portato la nostra esposizione all’azionario a un livello molto più basso. Questo poiché, da un lato, i mercati hanno riportato un rally piuttosto forte (+20% in media) e, dall’altro, come ci si aspettava, l’amministrazione Trump sta iniziando a implementare le misure che in un primo momento il Presidente non sembrava interessato ad attuare.

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