Export-Import Bank, un’arma a doppio taglio per Boeing

Bob Morin, il vicedirettore generale di Ex-Im per i trasporti, è l’uomo chiave per Boeing. L’anno scorso i contratti con il colosso aerospaziale rappresentavano il 40% dei 21 miliardi di dollari di fatturato dell’agenzia. Ex-Im è un’agenzia atipica: fornisce garanzie del Tesoro alle banche per incoraggiare il prestito a chi acquista export americani. Se i compratori sono insolventi, Ex-Im si fa carico del debito. Nessuna azienda negli Stati Uniti è più legata ad Ex-Im Bank di Boeing, il maggior esportatore americano. Senza il suo aiuto, ha confessato un dirigente al Wall Street Journal, Boeing sarebbe stata costretta a ridurre la produzione quest’anno, mettendo a rischio centinaia di fornitori americani, migliaia di posti di lavoro e contratti del valore di miliardi di dollari. Gli scettici ritengono che il ruolo di Ex-Im Bank possa in qualche modo annacquare il mercato – per molti fin troppo fornito di aeroplani – e che di fatto l’ingerenza di Washington non sia molto diversa da quelle nei settori finanziario e automobilistico. «Boeing da anni beneficia di un salvataggio preventivo» spiega Donald Doudreaus, professore di economia alla George Mason University di Fairfax, Virginia. «Se da un lato Ex-Im non pesa sul bilancio federale – continua Doudreaus – dall’altra i contribuenti sono però responsabili per gli oltre 70 miliardi di dollari di prestiti sui suoi bilanci». Boeing rifiuta l’idea che il sostegno di Ex-Im Bank costituisca un salvataggio del governo. «L’agenzia è cruciale per la competitività di questo Paese – afferma Jim McNerney, amministratore delegato di Boing – dal momento che altri paesi sostengono le proprie esportazioni, eliminare Ex-Im oggi ci farebbe solo diventare meno competitivi».

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