Il virus colpisce anche le società investment grade, cresce il rischio “fallen angels”

A cura di David Riley, Chief Investment Strategist di BlueBay Asset Management

Lo shock simultaneo generato dal coronavirus sull’economia globale sia sul lato dell’offerta che della domanda è senza precedenti. Lo sono anche le dimensioni e la rapidità della risposta monetaria e politica adottata da governi e banche centrali. Obiettivo primario delle autorità è minimizzare le perdite permanenti a livello di capacità produttiva, fornendo alle imprese il supporto finanziario necessario per sostenerle finché non usciremo dalla situazione di emergenza.

Le società investment grade hanno tipicamente un gran numero di dipendenti: molte di queste sono “campioni nazionali”, di cruciale importanza per le catene di approvvigionamento domestiche. Queste a nostro avviso beneficeranno dell’assistenza pubblica, nel caso in cui dovessero farne richiesta. Riteniamo che le dimensioni delle misure di supporto mitigheranno in modo significativo l’impatto negativo sui mercati del credito investment grade, soprattutto dal rischio di default e dallo shock economico della pandemia.

Prevediamo che i tassi di default aumenteranno notevolmente rispetto ai recenti minimi, ma saranno concentrati prevalentemente tra le società sub-investment grade con alti livelli di leva finanziaria, mentre ci aspettiamo che il rischio di insolvenza nell’investment grade rimarrà molto basso. A nostro avviso, il downgrade dei rating delle società da investment grade a high yield – i cosiddetti “fallen angels” – rappresenterà di gran lunga il principale driver di perdite sul credito per i portafogli investment grade rispetto ai default, che dovrebbero rimanere attorno all’1%. Il volume dei “fallen angels” aumenterà nei prossimi anni, anche se probabilmente meno rispetto ai picchi raggiunti durante la crisi finanziaria globale e la crisi del debito sovrano dell’Eurozona. Inoltre, emittenti e settori più a rischio di downgrade sono già prezzati di conseguenza.

L’ampliamento degli spread sui bond corporate investment grade nel corso dell’ultimo mese è stato il più drammatico nella storia dei mercati: i livelli attuali sono stati superati soltanto al culmine della crisi finanziaria globale. In Europa l’ampliamento degli spread sui titoli investment grade è stato notevole, ma comunque inferiore a quello dei bond Usa, nonostante l’Europa sia stato il primo epicentro della pandemia globale e mostri fondamentali economici più deboli.

Ciò riflette, a nostro avviso, il maggiore rischio di “caduta” che interessa i bond Usa, in parte a causa della grande presenza di società energetiche in questo mercato e in parte per il fatto che il programma di acquisti di bond corporate della Bce era già attivo prima dell’esplosione della crisi. Sembra inoltre che gli investitori stiano richiedendo rendimenti addizionali per compensare il rischio di downgrade dei rating. Gran parte delle perdite sui crediti nei portafogli investment grade derivano dalla vendita dei bond che escono dall’indice quando subiscono un declassamento nell’high yield piuttosto che dai default. Riteniamo che l’ampliamento degli spread tra i bond con rating A e con rating BBB indica che gli investitori si aspettano un aumento notevole nel numero dei “fallen angels”, soprattutto negli Stati Uniti.

Valutiamo che il volume di debito investment grade Usa che potrebbe subire una caduta verso l’high yield nei prossimi due anni sarà compreso tra i 200 e i 300 miliardi di dollari. I settori che a nostro avviso sono più a rischio di declassamento sono auto, energia & estrazione e beni di consumo, e ciò è già riflesso nei prezzi dei bond. I “fallen angels” europei hanno raggiunto il picco degli 80 miliardi di euro nel 2009 e nel corso della crisi del debito sovrano. Considerando la portata dell’intervento della Bce e il focus dei governi europei sul sostegno alle imprese, riteniamo che il volume dei downgrade in Europa sarà compreso tra i 50 e i 100 miliardi di euro.

Le valutazioni e i fondamentali sono ora dominati da incertezza, volatilità e dall’impennata della liquidità, che rappresentano attualmente i principali driver dei prezzi degli asset. Un esempio della dislocazione è offerto dagli Etf, che hanno registrato una volatilità maggiore rispetto agli indici di riferimento che tracciano in modo passivo. Nonostante ciò, bisogna considerare che il livello attuale degli spread sul credito investment grade è stato storicamente associato a rendimenti positivi nella fase successiva.

Di conseguenza, a nostro avviso il profilo di rischio/rendimento per il credito investment grade agli attuali livelli di valutazione potrebbe rivelarsi positivo per gli investitori su un orizzonte di medio termine. Riteniamo che il rischio di downgrade, piuttosto che il rischio di default, rappresenti la principale fonte di potenziali perdite sul credito per gli investitori investment grade, che può essere mitigata attraverso l’utilizzo di strategie attive in grado di sfruttare la dispersione dei rendimenti con una selezione bottom-up.

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