T. Rowe Price, le cinque regole per investire nell’era del coronavirus

A cura di Justin Thomson, Chief Investment Officer International Equities di T. Rowe Price

Le crisi fanno parte della vita dei mercati finanziari. Considerando soltanto gli ultimi 30 anni, abbiamo assistito, tra le altre, alla recessione degli anni ’90, alla crisi finanziaria asiatica del 1997, al collasso di Long-Term Capital Management, alla crisi finanziaria globale del 2008-09 e alla crisi del debito sovrano europeo del 2011-12. Sebbene siano state tutte differenti, ci sono alcuni elementi in comune tra di esse. In quanto investitori, cosa possiamo imparare dalle crisi passate per navigare l’attuale pandemia?

L’attuale situazione è particolarmente complessa, dato che non è soltanto una crisi finanziaria, ma anche sanitaria e del welfare: i governi stanno cercando da un lato di evitare il collasso economico e dall’altro di evitare il sovraccarico dei sistemi sanitari. Questa crisi è inusuale anche perché è molto acuta: nell’S&P 500, il passaggio dai massimi al bear market è stato straordinariamente brutale e rapido. A complicare ulteriormente la situazione vi è il fatto che il coronavirus ha creato un enorme, anche se non ancora quantificabile, doppio shock sul lato della domanda e dell’offerta, con una carenza di manodopera e di forniture mediche da un lato e un’eccessiva offerta di petrolio dall’altro.

Che cosa possiamo imparare dalle crisi passate

Quali sono le caratteristiche che l’attuale crisi condivide con quelle passate? Sicuramente, nel processo di riduzione dei rischi nei portafogli, abbiamo visto degli schemi ormai noti di sell-off, disordine sui mercati e un crollo nei prezzi degli asset e nelle correlazioni (per esempio in questa fase l’oro non dovrebbe salire?). A livello di singoli titoli, i beta prevedibili sono diventati imprevedibili, come capita generalmente durante una crisi. Ciò rappresenta sia una fonte di frustrazione per gli investitori – che non capiscono cosa hanno sbagliato – sia un’opportunità, dato che vediamo dislocazioni nei prezzi.

Sulla base di ciò, ho elaborato cinque suggerimenti per aiutare gli investitori a sopravvivere e a prosperare in questo periodo molto complesso.

1. Sii paziente. Non cercare di risolvere tutti i problemi in una volta. In fasi di crisi come quelle citate, è normale riesaminare l’intero portafoglio e pensare che capire la direzione dei mercati sia l’unica cosa che conta, pensando ad esempio che l’analisi dei fondamentali sia inutile. Questa assunzione è sbagliata. Conoscere le aziende più a fondo ti permette di avere più fiducia quando investi e ripagherà quando avremo superato questa fase.

2. Evita di fare previsioni. Purtroppo nessuno ha il potere di vedere il futuro, quindi sarebbe meglio evitare di ossessionarsi.

3. Resta investito. Quando arriverà il punto di inversione (e non sto dicendo che abbiamo già toccato il minimo), la ripresa sarà forte e gran parte dei rialzi avverrà in un numero limitato di sessioni, quindi non potrai tornare ad investire in tempo. In tutti i cicli orso dei mercati citati prima, il punto di flessione è diventato evidente solo con il passare del tempo. Non c’è nessun campanello che segnala quando il mercato tocca il punto di minimo.

4. Ricerca la qualità. Non fissarti sui livelli precedenti ai crolli del mercato. Nel processo di selezione dei titoli facciamo sempre delle scommesse, ma ricordo che nel 2009 è stata la “qualità” (un termine soggettivo, lo so) a vedere il rimbalzo maggiore. L’esercizio è ora di vendere ai minimi per comprare ai minimi. I titoli di qualità ora offrono un potenziale di ripresa abbastanza elevato, quindi non dovrai accollarti rischi eccessivi legati a bilanci con alti livelli di leva.

5. Presta attenzione ai “fallen angels”. Per quelli che operano nelle small-cap o nell’high yield, l’altro modello che ricordo dalla crisi del 2008-09 è che le società che erano abbastanza grandi e/o mostravano rating elevati, hanno visto le loro capitalizzazioni (o rating) cadere in picchiata verso le small-cap o il “junk”. Dopo la crisi finanziaria globale, molte di esse sono poi tornate allo status di mid o large-cap.

Finora abbiamo parlato di tattica. Ma è importante essere anche strategici. Si sta impostando un nuovo ciclo e ci saranno quindi nuove tendenze e leadership di mercato. A questo punto è impossibile identificare tutti questi trend, ma almeno ci troviamo in quella che sembra una nuova era di espansione fiscale. Negli Usa, gli stimoli fiscali annunciati finora contano per circa il 7% del Pil e sono in aumento. Nel Regno Unito Robert Chote, il Presidente dello Uk Office of Budget Responsibility ha dichiarato di recente: “Non è il momento di essere schizzinosi sul debito pubblico. Durante la Seconda guerra mondiale abbiamo avuto disavanzi di bilancio superiori al 20% del Pil per cinque anni, ed è stata la cosa giusta da fare”. Per questi motivi, azzardo l’ipotesi che l’era dei tassi ultra-bassi potrebbe essere giunta al termine.

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