Petrolio: una convalida della strategia saudita

Il calo del prezzo del petrolio a cui stiamo assistendo riflette alcune preoccupazioni “a breve termine” per lo stoccaggio. La riduzione della produzione di petrolio è già stata concordata, ma non sarà sufficiente a maggio/giugno, a causa della caduta libera della domanda e del forte aumento delle scorte.

“Un recente sondaggio della Federal Reserve di Dallas ha rilevato che, in Texas, New Mexico e Louisiana, i prezzi del WTI devono essere in media tra i 23 e i 36 dollari al barile per coprire i costi operativi dei pozzi esistenti – avvertono Nadège Dufossé, Head of Asset Allocation e Florence Pisani, Global Head of Economic Research, di Candriam – alcuni produttori sono riusciti a coprire in parte le vendite della loro produzione sui mercati dei futures, ma i prezzi del petrolio attualmente bassi porteranno probabilmente a svalutazioni di asset e fallimenti”.

Questo scenario convalida la strategia saudita

Il crollo dei prezzi eliminerà infatti dal mercato molti produttori statunitensi, costringendo gli Stati Uniti a contribuire all’adeguamento al ribasso della produzione mondiale” fanno poi notare gli esperti di Candriam.

“A nostro avviso, per poter assistere ad un rimbalzo dei prezzi del petrolio, abbiamo bisogno nell’immediato di un aumento dei tagli della produzione a partire dal 1° maggio e di un miglioramento delle prospettive di aumento della domanda che dovrebbe seguire l’allentamento dei lockdown nei diversi paesi” concludono Dufossé e Pisani.

Secondo le nostre stime, questa situazione colpirà sia i titoli azionari, soprattutto del settore energetico, sia il mercato obbligazionario toccando in particolare il segmento dell’High Yiled USA. Infine, prevediamo un impatto sull’inflazione e sui tassi.

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