Quanti rischi con i Piigs, fermi in attesa del ritorno del dollaro

di Paolo Brambilla

Il Commissario europeo Joaquin Almunia ha dichiarato che siamo arrivati al limite estremo di tolleranza per Paesi come la Grecia. Il premio sul tasso (cioè il maggior costo da sopportare per piazzare prestiti sui mercati internazionali) per i titoli governativi della Grecia è passato da 70 basis points a 244 b.p. nelle ultime settimane e a 276 b.p. a fine dicembre. Ma anche altri Paesi europei potrebbero presentare presto problemi nell’emissione di nuovi prestiti obbligazionari. A fronte di miglioramenti nelle economie di Francia, Germania e Paesi nordici, assistiamo a economie stagnanti non solo in Grecia, ma in tutti quei Paesi purtroppo denominati internazionalmente dalle loro iniziali (ineffabile gioco di parole) Piigs: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna. L’Irlanda, toccata per prima dalla crisi, ha preso severi provvedimenti fiscali. Il nuovo governo greco ha promesso interventi immediati. Spagna e Italia non si stanno invece muovendo con rapidità, nella speranza che la situazione migliori da sola, e ben poco ha fatto anche il Portogallo. Comunque anche un governo considerato solido come la Germania sta affrontando qualche problema con l’emissione dei nuovi bunds, che si prevede riceveranno presto un rating inferiore da qualche agenzia internazionale. Sono due gli elementi che potrebbero aiutare la ripresa, in assenza di provvedimenti mirati dei singoli Stati: il rafforzamento ulteriore del dollaro USA sull’euro e una maggiore cooperazione in ambito europeo, auspicata anche dal presidente francese Sarkozy. Speriamo che il governo italiano si muova in tempo, altrimenti i risparmiatori del nostro Paese cominceranno a capire che altre offerte sono più remunerative e più sicure. Sul fronte USA si conferma la forte espansione del mercato dei Municipal Bonds, per i quali si stima l’emissione di 435 miliardi di dollari nel 2010 (già nella prima settimana dell’anno sono 7 miliardi). Nel corso del 2009 si era arrivati a 409 miliardi, contro i 386 del 2008. Buona parte di questo successo è da attribuirsi al programma federale Build America Bonds, perché in molti casi parte degli interessi è sovvenzionata dallo Stato, il che permette di offrire remunerazioni maggiori ai risparmiatori. In questo modo Stati come California o Illinois si possono permettere di accedere al mercato nonostante il loro rating sia basso. Sui bonds in yen giapponesi incombe invece il dramma del crollo della valuta nipponica nel corso dell’ultimo mese. Già hanno rendimenti scarsissimi, se ci si mette anche il rischio cambio è meglio lasciar stare. Sul fronte russo, dopo il default del 1998, il governo non aveva osato affrontare nuovamente i mercati internazionali. Quest’anno pare che lancerà un prestito tramite importanti banche mondiali che appoggiano l’iniziativa. Vediamo ora le principali emissioni della settimana. Level 3 Financing, la società telefonica del Colorado, promette un interessante 10,64% in dollari per la scadenza 2018, ma il rating non è noto e molte società telefoniche nel mondo non sono solide.

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