Tentori (Axa IM): il coronavirus non è uno shock simmetrico

A cura di Alessandro Tentori, Cio di Axa IM Italia

L’epidemia colpisce tutti, persone fisiche e persone giuridiche. Spesso la politica fa uso di questa narrativa per spiegare ai contribuenti e ai partner politici la necessità di adottare misure straordinarie. La solidarietà è un sudario uniforme che ricopre la popolazione mondiale. A me questa lettura però non sta bene.

Non mi sta bene perché se è vero che dal punto di vista biologico un virus colpisce tutti indistintamente, è anche vero che gli effetti del contagio non sono uguali per tutti né a livello clinico né a quello socio-economico. Parlare quindi di uno shock simmetrico, uniforme non è corretto. A scopo illustrativo, vediamo alcuni esempi di asimmetria durante questa epidemia Covid.

Distribuzione del reddito e del patrimonio: il tema della diseguaglianza non è un tema nuovo, ma è comunque di attualità in questi mesi. Secondo la World Bank il 10% della popolazione mondiale sopravvive con meno di due dollari al giorno, quasi il 50% della popolazione con meno di 6 dollari al giorno. Secondo Oxfam, l’1% più ricco della popolazione mondiale detiene il 45% del patrimonio mondiale, ovvero due volte il patrimonio di quasi 7 miliardi di persone.
Accesso alla sanità pubblica: sempre Oxfam ci ricorda che ogni giorno 10 mila persone muoiono per mancanza di cure mediche a prezzi accessibili. Inoltre, ogni anno 100 milioni di persone impoveriscono per poter sostenere le spese mediche.
Telelavoro: una statistica delle Nazioni Unite evidenzia come negli Stati Uniti, oltre il 60% degli impiegati del primo quartile della distribuzione del reddito (cioè il 25% che guadagna di più) ha accesso al telelavoro. Nell’ultimo quartile, invece, meno del 10% della forza lavoro può permettersi di lavorare dal proprio salotto.
Finanza pubblica: guardiamo all’Eurozona, dove ci sono paesi membri come la Germania che contribuisce al Pil nominale per il 29% e che ha un rapporto debito/Pil inferiore al 60%. Altri paesi invece hanno un contributo al Pil sempre molto significativo, ma il cui spazio fiscale è ridotto. Questo è il caso di Francia, Italia e Spagna, che non a caso si trovano unite sul fronte delle misure europee per contrastare l’emergenza.

A mio avviso l’effetto socio-economico dell’emergenza da Covid non può essere uniforme, semplicemente perché le condizioni iniziali non sono uguali per tutti. Anzi, si nota una forte eterogeneità non solo tra i paesi, ma anche nella popolazione dei singoli paesi. Come fu già nel 2008, anche questa crisi aumenterà molto probabilmente la diseguaglianza. La risposta a questa crisi, sia politica, che monetaria e fiscale, deve quindi essere ottimizzata tenendo conto di queste evidenti asimmetrie.

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