Come cambieranno gli investimenti dopo la crisi da coronavirus

A cura di Craig Mackenzie, Head of Strategic Asset Allocation di Aberdeen Standard Investments

In tutto il mondo i prezzi delle azioni sono in territorio ribassista, ossia sono calati di oltre il 20% rispetto al picco precedente; ma in ogni mercato ribassista arriva un momento in cui le azioni e gli altri cosiddetti asset rischiosi iniziano ad apparire convenienti, ed è il momento in cui i coraggiosi investitori di lungo termine ricominciano ad acquistarli. Quando accade, i mercati toccano il fondo e gli investitori audaci possono essere ricompensati perché i prezzi tornano a salire.

Sapere quando e come cominciare ad acquistare è tuttavia complicato. Come si può essere certi che le quotazioni azionarie abbiano toccato il fondo? Esiste uno strumento che possa aiutare a prendere simili decisioni?

Asset allocation strategica

L’asset allocation strategica (Strategic Asset Allocation o Saa) fornisce un quadro strutturato che aiuta a compiere questo tipo di scelte. In generale, quando i tempi sono positivi, gli investitori rilassati e gli asset rischiosi onerosi, una buona Saa suggerisce di ridurre l’esposizione al rischio; in condizioni opposte, raccomanda di assumere più rischio.

Il processo Saa si basa sulle stime dei rendimenti a lungo termine calcolate su vari asset. La tabella seguente mostra le nostre stime provvisorie per le azioni e i titoli di Stato britannici e statunitensi. Data l’estrema volatilità dei mercati, abbiamo agito in modo insolito prevedendo gli esiti sulla base di diversi livelli di prezzo iniziali. È probabile che le previsioni vengano riviste più volte quest’anno man mano che la situazione si farà più chiara.

La tabella mostra le stime dei rendimenti attesi annualizzati (in percentuale) a prezzi azionari inferiori di circa il 30%, 45% e 55% rispetto a fine gennaio 2020. I livelli dell’indice rappresentano la performance di un paniere di large cap. Per il raffronto, abbiamo selezionato i rendimenti dei titoli di Stato con scadenza a 10 anni (in punti base). Le previsioni non sono indicative dei risultati futuri e non è possibile garantire il raggiungimento di tali risultati. Al momento, a eccezione di quelle statunitensi, le azioni sembrano convenienti rispetto al passato. Per le azioni Usa, invece, il rapporto qualità/prezzo è meno evidente.

Nella nostra previsione pre-Covid-19, il divario tra azioni e titoli di Stato era piuttosto ridotto, il che indicava una ricompensa alquanto modesta a fronte dell’assunzione di rischi azionari. A quel punto la nostra Saa suggeriva un portafoglio prudente con una esposizione minore sulle azioni e maggiore sulle obbligazioni sovrane dei mercati emergenti e sulle obbligazioni corporate statunitensi. Ora, invece, il divario è molto ampio, quindi per chi investe a lungo termine risulta vantaggioso un sovrappeso sulle azioni. Ma non si stratta di una decisione facile. Prima di prenderla, è necessario rispondere ad alcune importanti domande.

1. Quanto sarà grave il danno economico?

Sono due i fattori che determineranno l’entità del danno derivante dalla crisi pandemica del coronavirus: la durata dei lockdown imposti dai governi e la capacità della politica fiscale e monetaria di contrastare l’impatto economico.

Le chiusure stanno avendo effetti immediati e gravi sulle economie, e non sappiamo ancora quanto dureranno. La situazione in Cina e Corea del Sud offre qualche speranza, ma non si sa se le misure adottate dai paesi occidentali saranno altrettanto efficaci. Le misure straordinarie prese dai governi e dalle banche centrali dovrebbero contribuire a ridurre il costo economico. Tra queste vi sono grandi iniezioni di liquidità a sostegno dei redditi e la riduzione dei tassi di interesse. Nonostante il sostanziale aiuto che forniscono, però, non saranno in grado di evitare i fallimenti societari e la perdita di posti di lavoro su larga scala.

L’ultima previsione dei nostri economisti, quindi, indica una contrazione del Pil globale pari all’8% nel 2020, molto peggio di quanto accaduto durante la crisi finanziaria globale. Per contro, ritengono probabile un ampio rimbalzo del Pil verso la fine dell’anno, che dovrebbe compensare la maggior parte delle perdite, anche se non tutte. Naturalmente questa previsione è soggetta a enormi incertezze, in entrambe le direzioni.

Nelle previsioni sul mercato azionario riportate nella tabella, abbiamo ipotizzato una perdita permanente di capitale simile a quella causata dalla crisi finanziaria globale, eppure il danno iniziale apportato ai valori azionari viene più che compensato dal rimbalzo a lungo termine.

Che dire se invece la recessione si trasformasse in una crisi profonda e duratura? In tal caso i guadagni per gli investitori sarebbero inferiori e il momento migliore per cominciare ad acquistare azioni si sposterebbe più avanti nel tempo. Tuttavia gli investitori che scelgono le azioni al posto delle obbligazioni ricevono una ricompensa per la maggiore assunzione di rischio e questo premio al rischio dovrebbe comunque essere interessante.

2. Che impatto avrebbe un cambiamento di regime sugli investitori?

Dopo la crisi finanziaria globale, i tassi di interesse, il livello della domanda e l’inflazione sono rimasti estremamente bassi. Tuttavia, lo shock causato dalla pandemia globale, unitamente alla risposta della politica fiscale e monetaria, può essere così profondo da cambiare il “regime” di investimento.

Il cambiamento potrebbe avvenire in due direzioni. Da un lato, lunghi periodo di lockdown e risposte politiche deboli potrebbero determinare un ulteriore calo della domanda, con una conseguente crisi deflazionistica. In tale contesto i titoli di Stato diventerebbero più interessanti. Una bassa crescita implicherebbe una sottoperformance delle azioni, ma con la deflazione i titoli di Stato diventerebbero più preziosi in termini reali.

Dall’altro, una politica fiscale senza precedenti e un’azione massiccia da parte delle banche centrali potrebbero far lievitare l’inflazione. Tale contesto tenderebbe a favorire le azioni che riescono a stare al passo con l’inflazione, ma le obbligazioni perderebbero valore in termini reali. Dopo aver passato gli ultimi 50 anni a cercare il giusto mix di azioni e obbligazioni per i propri portafogli, gli investitori dovrebbero andare alla ricerca di modi alternativi per diversificare le proprie scelte d’investimento, tra cui metalli preziosi, materie prime e asset reali, come le infrastrutture.

In sintesi, riteniamo che una volta superata la crisi si tornerà all’attuale situazione caratterizzata da bassi tassi di interesse e bassa inflazione, ma il rischio legato a uno dei due esisti di cui sopra, deflazione o inflazione elevata, potrebbe essere ingente. Ne sapremo di più con il progredire della crisi, ma probabilmente servirà un approccio flessibile alla Saa.

3. E le tempistiche?

L’opportunità per gli investitori è ampia, e lo è ancor di più per le azioni non statunitensi. La ripresa dall’attuale recessione, dettata da stimoli senza precedenti, potrebbe tradursi in rendimenti azionari annui del 20-30% nei primi due anni.

Gli investitori a lungo termine dovrebbero gradualmente modificare il proprio profilo di rischio, passando dalla cautela alla propensione al rischio. La gradualità permetterà loro di allinearsi con la media del mercato azionario, riducendo quindi il rischio di acquistare troppo presto o troppo tardi.

Un buon punto di ingresso potrebbe essere il momento in cui il numero dei ricoverati in terapia intensiva negli Stati Uniti smetterà di aumentare. Non corrisponderà alla fine della crisi, ma sicuramente a un cambio di direzione. A quel punto avremo anche una percezione più precisa dei danni economici, della portata del contenimento e della velocità della ripresa.

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