Il produttore di macchine agricole e per le costruzioni, veicoli industriali e commerciali, autobus e mezzi speciali controllato da Exor col 26,89% del capitale (e il 42,22% dei diritti di voto), guadagna in avvio di giornata quasi il 3% tornando sopra i 5,1 euro per azione, dando così un segnale della voglia di recuperare parte delle posizioni perse in queste ultime settimane (-45% abbondante negli ultimi 3 mesi, -17,2% solo nelle ultime 5 sedute).
Questo nonostante che Jp Morgan abbia tagliato da 8 dollari (7,4 euro) a 6,5 dollari (6 euro) per azione il target price sul titolo, dopo che ieri già Equita Sim aveva a sua volta limato a 6 euro per azione il target price (confermando il proprio “hold” sul titolo) e Mediobanca Securities da 7,2 a 6,7 euro, dopo risultati del primo trimestre giudicati deboli (4,99 miliardi di ricavi, -17% su base annua, Ebit adjusted negativo per 148 milioni dai 248 milioni di utile di un anno prima, perdita netta trimestrale di 65 milioni contro i 257 milioni di utile dei primi 3 mesi del 2019) e sotto le attese degli analisti, che ora si preparano a un secondo trimestre “molto cupo” anche se la società ha sospeso la guidance a causa della scarsa visibilità dei mesi a venire.
Pesano inoltre le maggiori incertezze relative allo spin-off delle attività “on-highway” (Iveco, Iveco Bus e Fpt) che da fine 2020/inizio 2021 è stato posticipato “al 2021 o oltre”. Il problema non sembra essere di natura industriale, quanto finanziaria: occorre infatti garantire una struttura finanziaria tale da mantenere l’investment grade per le attività “off-highway” (segmenti agricoltura, costruzioni e veicoli speciali che fanno capo ai marchi New Hollande, Case Costruction e Astra) e una solida struttura per le attività ‘”on-highway”. Per questo motivo gli uomini di Equita Sim pensano che l’operazione verrà rimandata al 2022.
Come spesso accade, avendo il mercato già anticipato (quasi) tutto il peggio possibile, ora che i numeri, pur deludenti, sono disponibili e che i broker hanno tagliato stime e giudizi, sul mercato riaffiorano i primi acquisti, attratti da valutazioni che paiono interessanti (pur con tutte le incertezze del caso).
Anche prendendo le stime più prudenti infatti il fatturato 2020 dovrebbe essere attorno ai 17,5-17,6 miliardi di euro (con un utile che potrebbe completamente azzerarsi), sicché ai prezzi attuali il titolo, che capitalizza 6,75 miliardi, varrebbe meno del 40% del fatturato annuo. Al confronto, il concorrente americano Deere & Co. capitalizza 42,65 miliardi a fronte di vendite 2020 che il consenso si attende attorno a 28,5 miliardi.
Dal punto di vista grafico, il titolo resta per ora inserito in un trend fortemente discendente di brevissimo periodo, con obiettivo a 4,885 euro per azione (e stop loss a 5,65 euro), negativo a breve e moderatamente negativo a medio-lungo termine. Lo stocastico e l’indicatore di forza relativa (Rsi) sono tuttavia entrambi in ipervenduto e potrebbero favorire un primo rimbalzo tecnico.
Il rimbalzo odierno potrà acquistare un maggior valore segnaletico se il titolo affronterà con successo le resistenze in area 5,33 euro e poi eventualmente riuscirà a riportarsi anche sopra i 5,38 euro per azione, livello da cui transita la media mobile più veloce (a 7 sedute), mentre quella più lenta (a 14 sedute) è ancora sui 5,57 euro pera azione. Attenzione però che sino al sopra ricordato livello di stop loss (5,65 euro) la strategia ribassista rimarrà nel complesso valida e dunque l’eventuale recupero di Cnh Industrial andrà inteso come occasione di trading e non di reinserimento stabile del titolo in portafoglio. Eventuali nuove vendite potrebbero risospingere il titolo verso i 4,88 euro prima e poi, in caso di accelerazione ribassista, anche verso i 4,55 euro-4,52 euro per azione.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)