Covea ha infatti richiesto nei giorni scorsi una revisione al ribasso dell’impegno finanziario da 9 miliardi di dollari sottoscritto nel memorandum a seguito della pandemia di coronavirus, richiesta respinta da Exor in quanto “un prezzo inferiore rispetto a quello indicato nel Mou non riflette il valore della società”. Secondo Exor, infatti, il business di PartnerRe non è stato intaccato dalla pandemia.
Al livello attuale, il rendimento del dividendo di Exor è dello 0,93% secondo Bloomberg. Per gli analisti di Equita – che ha ridotto del 7% il target price di Exor, a 59,50 euro – si tratta di una notizia “indubbiamente negativa”, anche se “lo sconto sul Nav del 33% cui tratta attualmente resta eccessivo: ben superiore al 23% medio dal 2008 e con la fusione Fca-Psa il profilo di rischio nettamente migliora”.
Con la decisione di respingere la richiesta di Covea, sottolineano gli stessi analisti, Exor “dimostra di non avere la necessità di vendere e manda un messaggio forte a coloro che ipotizzano una revisione dei termini della fusione di Fca con Psa, dimostrando di non essere disposta a modificare le condizioni degli accordi firmati”. Il titolo Fca perde circa il 3%, anche se Equita resta comunque fiduciosa sulla finalizzazione della fusione con Psa.
Analogo giudizio su Exor da parte di Mediobanca: “Sebbene riteniamo che l’annullamento della cessione di PartnerRe riduca l’appeal per Exor nell’ambito M&A, riteniamo che l’attuale sconto sul Nav del 36% offra ancora interessanti prospettove di un potenziale rialzo rispetto allo sconto medio medio del 25%. L’azione aziendale che coinvolge le principali risorse di Exor è ancora in atto e un rimpasto nel portafoglio è un fattore scatenante per il titolo”. Alla luce della cancellazione della vendita di PartnerRe, Mediobanca ha ridotto il target price di Exor a 62 euro dai precedenti 86 euro, mantenendo il giudizio “outperform”.
Il presidente di Exor, John Elkann, in una lettera ai dipendenti di PartnerRe ha sottolineato che la holding si impegna a sostenere la compagnia riassicurativa, ricordando che Exor non aveva messo in vendita la società, ma aveva accolto un’offerta di Covea ritenuta in linea con il valore dell’azienda e con le prospettive di sviluppo della stessa.
