Le armi spuntate delle banche centrali e il rischio che corre l’euro

A cura di Ipek Ozkardeskaya, Senior Analyst di Swissquote Bank

Si rafforza il trend di avversione al rischio sui timori che la ripresa post coronavirus possa rivelarsi ad ostacoli a causa di nuove onde di contagio e che le tensioni tra Stati Uniti e Cina possano ulteriormente danneggiare l’economia mondiale, sulla via della ripresa. Le stime dell’Onu prevedono che la crisi possa durare quattro anni e spingere 130 milioni di persone in situazione di estrema povertà e, qualora le riaperture dovessero fallire, queste cifre potrebbero esplodere e tratteggiare una fotografia ancora più fosca per il prossimo decennio.

Anche le banche centrali stanno inviando il loro Sos: nella sua audizione al Senato di ieri il Presidente della Fed Jerome Powell ha messo in guardia sui rischi legati a un prolungato periodo di recessione chiedendo alla Casa Bianca di disporre più stimoli fiscali per combattere gli effetti di quella che si prospetta come una severa recessione. Il Governo Usa, d’altra parte, ha già allentato i cordoni della borsa per finanziare una spesa record che aiuti il business americano a navigare in questi tempi difficili. E benchè sia il governo che la Fed cercheranno di offrire ulteriori stimoli sia sul fronte monetario che fiscale per supportare l’economia Usa, se Powell inizia a buttare la palla nel campo della Casa Bianca il messaggio è che la Fed potrebbe essere a corto di munizioni.

La Fed potrebbe andare comunque oltre gli acquisti di titoli governativi ed optare per tassi di interesse negativi e per iniziare a comprare titoli azionari. Nel futuro immediato è meglio mantenere l’attuale impostazione di stimoli correlati: il governo emette titoli di debito e la Fed stampa cash per acquistarli. E’ un mix che si avvolge su se stesso ma che gli investitori apprezzano, anche se è proprio la consapevolezza che entrambi i principali player in campo hanno le armi spuntate a far scendere i mercati azionari. L’aspetto negativo delle misure di stimolo è che queste offrono solo un sollievo temporaneo agli investitori ma l’effetto anestetizzante non dura a lungo. Questo è il motivo per cui se non verrà somministrata un’ulteriore dose di stimolo la disfatta sui mercati si farà più accentuata.

La domanda di dollaro rimane stabile poiché gli investitori vendono gli asset più rischiosi e accumulano biglietti verdi e Treasury alla ricerca di un porto sicuro, mentre esitano maggiormente a comprare oro considerando il metallo prezioso in grado di offrire solo una protezione limitata in caso di un accelerato sell-off, per quanto non è da escludere che una fase di ansia crescente sui mercati possa sbloccare il potenziale rialzista dell’oro fino a 1800 dollari l’oncia.

Probabili ulteriori perdite per l’euro/dollaro sulle attese di nuovi timori sulle limitazioni all’acquisto di titoli che potrebbe incontrare la Bce a causa dell’opposizione dei tedeschi. Non dovessero terminare le critiche da parte della Germania, il rischio è che l’eurodollaro possa perdere il sostegno degli investitori e scivolare verso la parità.

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