Fintech, stop and go per l’M&A. L’analisi di Robeco

A cura di Patrick Lemmens, Portfolio Manager Global FinTech Equities di Robeco

Negli ultimi anni, il fintech è stato protagonista di enormi attività di M&A, soprattutto tra società dei pagamenti. Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo assistito a tre mega fusioni tra aziende statunitensi specializzate in servizi di pagamento, oggi di dimensioni decisamente maggiori e più redditizie delle controparti europee.

Più in generale, in termini di fusioni e acquisizioni, il 2019 è stato un anno record per tutto il fintech (non solo per il comparto dei pagamenti), anche sul fronte degli investimenti complessivi nel settore. Nel mondo, il valore delle attività di M&A globali è salito da 91 miliardi di dollari nel 2018 a un record di 97,3 miliardi di dollari nel 2019, nonostante il drastico calo del numero di operazioni concluse (da 622 a 426, secondo quanto riportato dalla società di revisione e consulenza fiscale Kpmg).

Dopo un promettente inizio d’anno, a marzo il crollo dei mercati causato dalla rapida diffusione del Covid-19 e dalle drastiche misure di lockdown adottate in tutto il mondo per ridurre i contagi ha fortemente rallentato le attività di M&A del fintech. Ma nonostante l’incertezza economica causata dalla pandemia, i catalizzatori strutturali del processo di consolidamento (tra cui il bisogno di molte aziende FinTech di aumentare le proprie dimensioni e di acquisire nuove capacità) sono rimasti invariati.

Consolidamento necessario nel settore europeo dei pagamenti

Inoltre, non è da escludere che la prossima ondata di M&A abbia luogo in Europa, dove la Direttiva europea sui pagamenti (Psd2), entrata in vigore lo scorso anno, apre i mercati interni locali a consolidamenti tra stati membri. Ciò comporterà operazioni transfrontaliere, con la probabile partecipazione di banche che sono anche proprietarie dei sistemi di pagamento coinvolti.

Fusioni e acquisizioni torneranno alla ribalta anche in altri segmenti del fintech, come i prestiti peer-to-peer e la cybersicurezza. Nel frattempo, operatori cinesi della tecnologia come Ant Financial o Alibaba cercano di espandersi oltreoceano attraverso acquisizioni, joint-venture e partnership, visto che le autorità locali rendono estremamente difficile l’ingresso in paesi quali India, Indonesia e Vietnam.

Con il graduale allentamento, in varie parti del mondo, delle restrizioni imposte alle attività economiche in risposta all’emergenza Covid-19, resta da stabilire se il boom degli accordi ripartirà immediatamente, oppure se ci vorrà più tempo per ristabilire la fiducia. Il calo generalizzato delle valutazioni ha reso molte società del fintech particolarmente appetibili. Tuttavia, è possibile che i potenziali venditori, in particolare le società di venture capital, preferiscano aspettare.

Le restrizioni legate alla pandemia rischiano di rallentare i negoziati

Naturalmente, le restrizioni imposte sui viaggi, tanto domestici quanto internazionali, e le misure adottate da numerose aziende per far lavorare da casa i propri dipendenti in risposta all’emergenza Covid-19 potrebbero, nel breve termine, ostacolare la stesura di nuovi accordi e rallentare la conclusione delle acquisizioni già pianificate. Eppure, con il passare del tempo, la capacità di trovare metodi più innovativi per raggiungere gli obiettivi aziendali – anche in termini di M&A – potrebbe stupire gli investitori.

Pertanto, restiamo relativamente ottimisti, soprattutto quando le transazioni coinvolgono grandi aziende ricche di liquidità, disposte a spendere diversi miliardi di dollari per acquisire nuove capacità a livello di portafoglio. Per accordi di maggiore portata basati sullo scambio di titoli in difficoltà, potrebbero rendersi necessarie migliori prospettive di ripresa finanziaria ed economica.

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