Immatricolazioni che, come prevedibile ma forse più di quanto ci si augurava, sono crollate (-78,3%) a causa delle restrizioni imposte per limitare la diffusione del coronavirus nel vecchio continente. L’Italia in particolare ha registrato il calo peggiore: -97,6% con meno di 4.300 auto vendute. In questo scenario Fca, cronicamente alle prese con un problema dell’invecchiamento della gamma dei vari marchi del gruppo, ha immatricolato in tutta Europa 10.952 vetture (-87,7%, dunque peggio del mercato, tanto che la quota si è ridotta dal 6,6% di 12 mesi fa al 3,7%).
Non è detto che sia finita qui visto che anche a maggio i dati saranno terribili. Tutto questo dovrebbe far comprendere meglio il perché Fca si sia mossa rapidamente (come del resto Psa) per assicurarsi liquidità extra e perché chieda la garanzia di Sace sfruttando il “decreto Liquidità” che espressamente lo prevede per le aziende con stabile organizzazione in Italia (come Fiat Italy Spa, cui i prestiti sono indirizzati).
Da notare che le erogazioni derivanti dalla linea di credito concessa da Intesa Sanpaolo, come ha subito precisato Fca, saranno gestite “attraverso conti correnti dedicati, accesi con Intesa Sanpaolo al solo scopo di supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori”. Filiera che alla vigilia delle trattative che seguiranno la fusione col gruppo francese, che sarà “alla pari” (da cui la decisione di procedere allo scorporo di asset a cash per un “dividendo straordinario” di 5,5 miliardi di euro) ma gestita operativamente dal management francese, rischia di essere la vittima designata delle future razionalizzazioni che interverranno se non subito (c’è l’impegno di entrambe le aziende a non toccare gli assetti produttivi esistenti per 3 anni), sicuramente a medio-lungo termine.
Ciò detto e ribadito che l’argomento “garanzia Sace” ha un impatto limitato sul titolo Fca, quello che invece rischia di avere un impatto è la perdurante scarsa per non dire nulla visibilità sull’andamento del mercato mondiale dell’auto nei prossimi mesi. Incertezza accentuata oltre che dall’epidemia di coronavirus anche dalla trasformazione in atto a favore delle motorizzazioni elettriche, sulle quali il gruppo Fca è rimasto indietro, non potendosi permettere anni di onerosi investimenti privi di un immediato ritorno economico (concetto più volte espresso in varie forme dall’ex Ceo Sergio Marchionne).
Il quadro tecnico
Questo quadro di incertezza, cui da stamane si somma la rinnovata possibilità di aprire posizioni nette corte sul titolo (ossia di vendere allo scoperto Fca), è alla base del -36,75% segnato dal titolo negli ultimi 3 mesi (riportando così in rosso del 35% abbondante un bilancio altrimenti in equilibrio a 12 mesi) e suggerisce di mantenere un approccio cauto sul titolo. Al momento, dopo un timido rimbalzo (+2,1% nelle ultime 5 sedute a ieri), Fca si mantiene in un canale laterale, con una tendenza neutra nel brevissimo e positiva a breve termine, ma maggiormente incerta a medio-lungo termine.
I primi supporti possono essere individuati attorno a 7,63 euro per azione, dove transita la media mobile più lenta a 14 sedute, e a 7,49 euro per azione, da dove passa la media mobile più veloce a 7 sedute. Sotto tali livelli si segnalano supporti statici a 7,05 e poi, in caso di ulteriore accelerazione ribassista, a 6,65 euro per azione. Più limitato sembrerebbe lo spazio per un ulteriore recupero, stante prime resistenze statiche già attorno a 7,95-8 euro per azione e poi sugli 8,35-8,40 euro per azione.
L’analisi dello stocastico, scivolato nella parte inferiore della banda d’oscillazione, offre indicazioni contrastanti con quelle dell’indicatore di forza relativa (Rsi), tuttora nella parte superiore della propria banda d’oscillazione. L’esito dell’operazione si presenta dunque incerto e suggerisce di attendere una conferma dei segnali giunti ieri di una possibile uscita positiva dalla fase di accumulazione laterale in cui il titolo sembra muoversi ormai da oltre un mese. E magari un quadro macroeconomico meno incerto che consenta agli analisti fondamentali di aggiornare in modo più accurato le stime su fatturato e utili per azione futuri.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)