Generali-Mediobanca nel segno di Berlusconi

 di Andrea Giacobino

Se si voleva una conferma della definitiva “berlusconizzazione” del sistema finanziario italiano bastava leggere la prima pagina di oggi di “Repubblica”. Riprendendo uno scoop lanciato il 19 novembre scorso da SOLDI, settimanale edito da BFC, il quotidiano romano spiega come i grandi giochi per la presidenza delle Assicurazioni Generali e di Mediobanca siano ormai fatti, Alla guida del Leone di Trieste andrà infatti Cesare Geronzi e la poltrona che il banchiere di Marino lascerà libera a Piazzetta Cuccia sarà occupata da Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli. Che Geronzi sia da sempre vicino a Silvio Berlusconi è cosa nota, come pure che il governo, anzi il premier in persona, abbia opposto il segreto di stato sulla vicenda giudiziaria che avrebbe dovuto far luce su rapporti fra la security della Telecom tronchettiana con i servizi segreti. Geronzi alle Generali apre nuovi scenari da una parte per sistemare il futuro di Mediolanum, di cui sono azionisti proprio la Fininvest di Berlusconi e Ennio Doris, entrambi soci e membri del patto di sindato di Mediobanca e dall’altra per risolvere i destini della Fonsai di Salvatore Ligresti, pure lui socio e pattista di Mediobanca, ex craxiano di ferro e in ottimi rapporti col premier, ma oggi alle prese con una crisi di liquidità. Tronchetti in Mediobanca segnerebbe invece per la prima volta il debutto di un industriale “doc” alla guida della banca d’affari al centro dei grandi affari italiani: a cominciare da Rcs dove Geronzi e il numero uno di Pirelli hanno in mente di piazzare il berlusconian-formigoniano Giuseppe Rotelli alla presidenza della Rcs Quotidiani (e così ammorbidire in modo filogovernativo la linea del Corriere della Sera), per finire alla partita di Telecom. Qui si fa un gran parlare degli appetiti di Telefonica, ma Cesar Alierta, numero uno del big spagnolo delle tlc, sa aspettare seduto sulla riva del fiume. Il rischio per Telefonica è tuttavia che con la staffetta Geronzi-Tronchetti si creino le condizioni perché possa bussare alla porta dell’azionariato di Telecom, o della scorporanda societò della rete, un gruppo noto: la Mediaset del Cavaliere di Arcore. E’ davvero passato un secolo da quando Berlusconi si lamentava che i cosiddetti “Poteri Forti” remavano contro di lui. Diventato, oggi più che mai, l’unico vero Potere Forte.

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