Mediaset non convince gli analisti, si riaprono gli short

Non sembra essere un caso se la rimozione del divieto di short selling ha accelerato la correzione degli indici di Piazza Affari, con autentici “massacri” delle quotazioni di blue chip e mid cap tra cui Mediaset. Il gruppo di Cologno Monzese nelle ultime 5 sedute ha già accumulato un calo del 16% e sembra intenzionata a proseguire la corsa al ribasso a giudicare dall’apertura odierna, in calo di circa 3 punti percentuali. Il titolo dopo meno di un’ora di scambi oscilla tra 1,47 e 1,48 euro per azione, con poco più di 1 milione di pezzi passati di mano.

Proprio lunedì, ultimo giorno di stop all’apertura di posizioni corte nette, Morgan Stanley aveva pesantemente tagliato il target price sul titolo portandolo da 2 a 0,9 euro per azione, confermando per di più il giudizio di “underweight”. Secondo gli esperti infatti la crisi causata dalla pandemia di Covid-19 “potrebbe accelerare la disruption” del settore editoriale televisivo europei nei prossimi anni, “portando a un flusso di cassa strutturalmente più basso”.

La scorsa settimana il gruppo che fa capo alla famiglia Berlusconi e che è impegnato nel tentativo di costituire un polo europeo della televisione generalista in chiaro in MediaforEurope (Mfe), dove sono destinate a confluire Mediaset Espana e Mediaset, oltre alla partecipazione nel gruppo tedesco ProsiebenSat.1 (di cui il gruppo italiano possiede direttamente l’8,9%, più un ulteriore 15,2% attraverso non meglio specificati “strumenti finanziari”), ha diffuso i dati del primo trimestre, apparsi meno terribili del previsto, in particolare dopo un crollo di “solo” il 39% dei ricavi pubblicitari durante il lockdown dal 23 febbraio al 4 maggio (contro un -50% previsto dal consenso).

Accelerazione dell’evoluzione

“Il peggio dell’impatto del coronavirus, in termini di flessione dei ricavi pubblicitari, potrebbe essere alle spalle”, aveva provato a indicare il direttore marketing del gruppo, Matteo Cardani, mentre il Cfo Marco Giordani aveva segnalato come l’emergenza coronavirus avesse “solo accelerato cambiamenti strutturali nel mercato media” rendendo i manager di Mediaset “sempre più convinti del nostro progetto europeo”, nato per contrastare la crescente concorrenza da parte dei colossi americani Netflix e Google. Dopo la trimestrale anche Equita Sim aveva aggiornato le stime per l’esercizio in corso, prevedendo un calo della raccolta pubblicitaria in Italia del 15% (dal -17% precedente) e “un migliore andamento dei costi” su cui il gruppo sta già agendo.

Il ritorno del fondo di private equity Kkr nell’azionariato di ProsiebenSat.1 secondo gli esperti potrebbe invece “essere un ostacolo a una futura aggregazione in Mfe”, anche se Mediaset, col 24,9%, “potrebbe opporsi ad altre operazioni, ad esempio la fusione ProsiebenSat.1-Axel Springer” (di cui è azionista Kkr, ndr). Al netto della limitata visibilità dei risultati per il resto dell’anno, pesavano sul titolo (che lo scorso 14 maggio, al momento dell’analisi di Equita Sim, valeva circa il 15% più dei livelli attuali) un multiplo Ev/Ebit stimato pari a otto volte sul 2021 e un P/E di circa 12 volte, “cioè multipli non attraenti in questa fase di incertezza”, tanto che gli esperti confermavano il giudizio “reduce” e il target price di 1,5 euro.

La brusca correzione subita dal titolo ha almeno in parte risolto il problema, che era stato sottolineato anche da Kepler Cheuvreux (che pure aveva migliorato da 1,3 a 1,4 il prezzo obiettivo, a sua volta suggerendo però di ridurre il peso del titolo in portafoglio). Tecnicamente la brusca accelerazione ribassista ha rapidamente portato il titolo in prossimità dei previsti target di 1,45-1,451 euro per azione, sotto i quali vi sarebbe spazio per un’ulteriore caduta sino a 1,38 euro a titolo in caso di accelerazione delle vendite.

Sia lo stocastico sia l’indicatore di forza relativa (Rsi) sono ormai in ipervenduto e questo indice da un lato a suggerire di monitorare attentamente il titolo senza farsi prendere dalla fretta di volerlo acquistare a tutti i costi, dall’altra che è possibile una volta che le vendite rallenteranno che le quotazioni tornino a rimbalzare, quanto meno sino a 1,50 euro per azione (che in apertura rappresentavano un primo supporto statico, facilmente infranto) e poi a 1,67, da dove sta transitando la media mobile più veloce a 7 sedute, a 1,73 (dove si trova una prima resistenza statica) e quindi a 1,75-1,76 (dove si era già arrestato un primo storno visto nella prima metà di aprile e dove sta arrivando la media mobile più lenta, a 14 seduta). Solo il recupero di questi primi livelli potrebbe consentire al titolo di tentare di uscire positivamente dalla fase laterale compresa tra 1,5 e 2 euro in cui è inserito da dopo il recupero dai minimi di metà marzo.

Mediaset in Borsa negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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