Un “giro di vite” che segue le proteste in corso ormai da mesi nell’ex colonia britannica e che potrebbe indurre una reazione americana “molto dura” come ha subito commentato il presidente Donald Trump, il quale potrebbe avere interesse a mantenere toni molto polemici contro Pechino in vista di una campagna elettorale che potrebbe essere condizionata da tematiche a lui avverse come la gestione della crisi sanitaria ed economica scatenata dalla pandemia di coronavirus.
Per ora i contraccolpi del nuovo deterioramento dello scenario di Hong Kong sembrano tuttavia risparmiare Brunello Cucinelli, almeno rispetto ad altri titoli della moda altrettanto se non più esposti come Salvatore Ferragamo e Moncler. Il “re del cachemire” è tuttavia in un momento delicato di transizione manageriale. L’assemblea degli azionisti che ieri ha approvato il bilancio 2019 decidendo di non distribuire dividendi e destinare l’utile a riserva, ha infatti nominato come nuovi amministratori delegati Luca Lisandroni (con deleghe per l’area Mercati) e Riccardo Stefanelli (con deleghe per l’area Prodotto e Operations).
Il giudizio degli analisti su Brunello Cucinelli
Il fondatore Brunello Cucinelli, che finora ricopriva anche il ruolo di amministratore delegato, fa un mezzo passo indietro ma resta presidente e direttore creativo (con deleghe in materia di stile, creatività e comunicazione). A dare una mano a Brunello Cucinelli, il cui stile non eccessivamente ostentato piace agli analisti che temono contraccolpi per i brand più “appariscenti” in un periodo di forte crisi economica come quella in atto in tutto il mondo, viene tuttavia un giudizio di Bank of America Merryll Lynch secondo cui proprio Brunello Cucinelli, Prada ed Hermès sono i marchi meglio posizionati per capitalizzare questo trend di maggiore “sobrietà” e guadagnare quote di mercato a scapito di marchi come Gucci o Versace.
Detto che sul titolo gli analisti fondamentali, dopo la trimestrale e le indicazioni fornite dal management per il proseguo dell’anno, hanno un target price medio di 26,35 euro per azione, gli analisti tecnici segnalano che il titolo è ormai da inizio marzo inserito in un trend neutro-laterale, che non fornisce indicazioni direzionali neppure a medio-lungo termine per l’andamento delle quotazioni, al momento oscillanti tra 25 e 29 euro per azione.
Nessuna indicazione neppure dagli indicatori stocastico e di forza relativa (Rsi), ma la giornata odierna andrebbe monitorata per possibili evoluzioni dato che ai livelli attuali le quotazioni sono appena sotto la media mobile più lenta a 14 giorni (attorno a 27,15 euro) e questa è appena stata superata da quella più veloce a 7 giorni (attorno a 27,25 euro). Basterebbe dunque poco per far scattare quanto meno un primo rimbalzo tecnico che portasse il titolo a tentare l’assalto alle resistenze statiche in area 29,5-29,6 euro per azione.
In caso tuttavia che il flusso di notizie dalla Cina peggiorasse ulteriormente, eventuali prese di beneficio potrebbero far scivolare Brunello Cucinelli sotto i 28 euro, livello di stop loss della strategia rialzista di medio periodo che vede 33 euro come obiettivo primario (e 35 euro come target di un eventuale estensione del movimento positivo). Questo a sua volta potrebbe portare il titolo a testare i supporti statici sui 26,40 euro per azione e poi, in caso di accelerazione delle vendite, quelli in area 25,6 euro, in prossimità dei limiti inferiori della banda d’oscillazione laterale in cui il titolo si muove da settimane.
Livelli che renderebbero più interessante un eventuale ingresso su Brunello Cucinelli, dato che verrebbe meno il premio a cui il titolo tratta rispetto ai concorrenti in termini di P/E non solo per l’anno in corso ma anche per il 2021 e il 2021, anni in cui sui conti dovrebbe continuare a registrarsi un calo dei margini secondo gli analisti, che si aspettano una normalizzazione della situazione solo a partire dal 2022. Da notare che Equita Sim ritiene tuttavia che già a 24,3 euro (prezzo obiettivo) il titolo tratterebbe implicitamente a circa 32 volte gli utili per azione stimabili per tale anno, rimanendo dunque esposto al rischio di ulteriori ondate di pandemia che portassero a nuovi stop a produzione e vendite in Italia o nel mondo.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)