Mercati, buona performance dei settori difensivi

“La volatilità dei mercati azionari sulla scia del Covid-19 ha provocato una vendita indiscriminata in diversi settori, tra cui i più colpiti sono stati i settori energy, finanziario, industriale e delle materie prime. Settori tradizionalmente difensivi come quello sanitario, delle utility e delle telecomunicazioni hanno retto relativamente bene, come ci saremmo potuti aspettare. Anche le aziende sanitarie, come AstraZeneca e Gsk, si sono dimostrate forti in quanto considerate la soluzione all’attuale pandemia”. Lo sottolinea Randeep Somel, Director of Global Equities di M&G Investments.

“Tra gli altri esempi di titoli difensivi con buone performance Reckitt Benckiser e, in misura minore, Unilever, hanno mostrato le proprie caratteristiche difensive. Le esigenze dei consumatori in materia di prodotti alimentari e di brand di fiducia non sono diminuite. Prodotti come Cilit Bang e Domestos hanno dato ottimi risultati, poiché la buona igiene è in prima linea in questo momento”, afferma Somel.

Altrove, grandi differenze di prezzo all’interno del settore difensivo offrono opportunità interessanti. Infatti, alcune aziende più cicliche e di qualità sono state sovravendute, offrendo così l’opportunità ai gestori attivi di raccoglierle a valutazioni interessanti.

“Contrariamente a quanto abbiamo visto nelle precedenti flessioni, il settore dei servizi (che rappresenta la quota maggiore del Pil) è stato sottoposto a notevoli pressioni, poiché i vari lockdown hanno comportato la messa a terra degli aerei e la chiusura di intere città”, sottolinea l’esperto. “Il panorama è molto diverso da quello a cui eravamo abituati e ora ci troviamo di fronte a molte altre incognite. Questa crisi potrebbe portare a cambiamenti strutturali e più duraturi per alcune industrie. Ad esempio, i consumatori potrebbero non avere intenzione di prendere un aereo nel medio termine, mentre lavorare da casa potrebbe diventare la nuova normalità. Infine, le questioni relative alla filiera potrebbero anche suscitare questioni sul rimpatrio di alcune capacità produttive e su una minore dipendenza dalle complesse catene di fornitura globali”.

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