Il debito pubblico in Europa e la posizione dell’Italia

di Alessandro Santoni

Sono in molti gli analisti che prevedono un 2010 segnato da un’alta volatilità in Area Euro dei meriti creditizi dei governi. Non a caso l’agenzia di rating S&P ha posto in outlook negativo con possibile downgrade il rating della Spagna, dell’Irlanda, del Portogallo e della Grecia.
Al contrario l’Italia non è stata posta in outlook negativo da nessuna delle tre principali agenzie di rating. La ragione di questa relativa migliore posizione dell’Italia rispetto agli altri paesi dell’area euro deriva dall’attenzione posta in questo momento dalle agenzie di rating al rapporto deficit/Pil più che allo stock di debito rappresentato dal rapporto debito/Pil.
In relazione al deficit sono due gli indicatori che preoccupano le agenzie di rating: il deficit aggiustato per le componenti cicliche, ovvero il deficit strutturale che il Paese avrebbe se crescesse al suo tasso potenziale, ed il deficit primario ovvero il deficit al netto del pagamento di interessi. Nei casi della Grecia, Spagna, Irlanda, Polonia ed il Portogallo questi indicatori sono abbondantemente al di sopra dei criteri di Maastricht (con livelli in media superiori al 6%).
L’Italia, contrariamente, ha un surplus primario e la stessa Ocse ha recentemente sottolineato come il deficit aggiustato per le componenti cicliche rimane sotto controllo. Tuttavia quello che continua a preoccupare per l’Italia, e che ne penalizza il rating, è lo stock di debito pubblico che continua a crescere. Secondo i dati diffusi da Banca d’Italia nei primi 10 mesi del 2009 il debito pubblico italiano è cresciuto del 7,9% rispetto al dato di fine 2008 portandosi a 1801 miliardi.
Secondo un recente studio dell’Area Research di BMPS, il 2009 potrebbe essersi chiuso con un rapporto debito/Pil al 118,5%, dal 105,8% del 2008. In forte aumento le spese totali (+13,2% a/a, rispetto ad un incremento dell’8,7% nel 2008) ed in crescita, seppur in rallentamento, le entrate totali (+0,3% rispetto ad una crescita dello 0,6% nel 2008). L’Italia ha il grande vantaggio rispetto agli altri paesi di avere un indebitamento del settore privato, in particolare per le famiglie, molto basso.
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