Norsa ritorna in Ferragamo e la Borsa sogna un polo del lusso

Salvatore Ferragamo, la cui capitalizzazione è da tempo scivolata sotto i due miliardi, dovrebbe uscire dal Ftse Mib dal prossimo 22 giugno, per essere sostituita da Inwit, che in Borsa vale ormai quasi tre volte tanto, 5,6 miliardi di euro. Ciò nonostante gli investitori non sembrano ancora voler uscire dal titolo che anzi parte a razzo oggi a Piazza Affari segnando un rialzo di oltre 11 punti dopo un’ora di scambi a 12,43 euro per azione, con circa 750 mila pezzi già passati di mano.

Il ritorno di Michele Norsa

A riportare prepotentemente il titolo del lusso sotto i riflettori è il ritorno in Cda di Michele Norsa, ex direttore generale di Valentino Fashion Group e dal 2006 al 2016 già direttore generale e amministratore delegato di Ferragamo. Norsa, che nella sua carriera ha lavorato anche per i gruppi Marzotto, Benetton e Sergio Tacchini, torna coi galloni di Vice Presidente esecutivo, ottenendo i poteri in precedenza esercitati dal Presidente Ferruccio Ferragamo (in parallelo James Ferragamo, precedente Vice Presidente, esce dal Cda pur mantenendo i propri incarichi operativi quale Direttore Brand, Prodotto e Comunicazione).

Può un singolo manager, per quanto apprezzato, eccitare così tanto gli investitori? Nel caso di Norsa la risposta sembra legata, oltre che alle qualità del manager, al fatto che lo stesso sieda tuttora nel Cda di Missoni (anche in questo caso come Vice Presidente, carica che ricopre anche in Biagiotti Group) e sia Industrial Partner del Fondo Strategico Italiano (Fsi), che controlla il 41% della stessa Missoni. Visto anche il momento, il ritorno di Norsa rafforza le ipotesi, già circolate in passato, di un’accelerazione del processo di consolidamento del settore moda-lusso italiano, magari ad opera dello stesso Fsi, che potrebbe costituire un polo italiano con Missoni e Ferragamo.

Le raccomandazioni degli analisti su Ferragamo

Per Equita Sim l’ipotesi è plausibile “a medio termine”, anche se il ritorno di Norsa, che conoscendo bene il gruppo è di fatto immediatamente operativo, potrebbe essere dettato da “esigenze contingenti di business”. Vista la bassa visibilità del settore e di Ferragamo in particolare, “data la fase di transizione del marchio e l’elevata esposizione al turismo (10% del fatturato nel travel retail)”, il consiglio di Equita Sim (che mantiene sul titolo un “hold” con target price di 11,2 euro per azione) è di non eccedere negli entusiasmi e mantenere un approccio d’investimento prudente.

Il quadro tecnico di Ferragamo

Gli analisti tecnici appaiono più positivi per lo meno sul breve termine, avendo già il titolo iniziato a dare qualche segnale di possibile rimbalzo tecnico nelle ultime sedute, peraltro fino a ieri non accompagnato da adeguati volumi, indice della possibile debolezza del rimbalzo stesso. La notizia del ritorno di Norsa potrebbe contribuire a colmare tale gap generando sufficiente interesse attorno al titolo, sebbene il rischio che il movimento essere seguito da rapide prese di beneficio da parte dei gestori di fondi che replicano la composizione dell’indice Ftse Mib è consistente.

In giornata le resistenze erano individuate sugli 11,9 e poi a 12 euro per azione, livelli su cui Ferragamo potrebbe stornare entro fine giornata pur conservando un buon rialzo rispetto alla chiusura di ieri (11,18 euro). Più difficile che si possano vedere già in giornata i supporti che possono essere identificati attorno al livello dall’appena avvenuto incrocio rialzista tra le media mobile a 7 sedute (a 10,83 euro) e quella a 13 sedute (a 10,80 euro) e poi a 10,7 e a 10,4 euro per azione.

Proprio la configurazione dei supporti statici e dinamici, unita all’accelerazione al rialzo odierno, dovrebbe comunque consentire a Ferragamo di mantenersi in un trend positivo di brevissimo/breve periodo per alcune sedute. L’avvicinarsi della rotazione del Ftse Mib rimane sullo sfondo come possibile test a breve termine, il cui esito sarà cruciale per capire se il titolo ha spazi per un più corposo recupero a medio termine (negli ultimi tre mesi le quotazioni sono calate di circa un 25%, ovvero di quasi il 45% negli ultimi 12 mesi).

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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