Paolo Brambilla
Il programma Build America Bonds, varato per salvare l’economia negli USA, e che tante soddisfazioni ha dato ai risparmiatori, costerà nei prossimi 10 anni 26 miliardi di dollari in più rispetto a quanto stimato all’inizio, secondo quanto calcolato dal Congressional Budget Office americano.
Il pericolo evidenziato è però ben maggiore: un crollo della liquidità del sistema dato da una fuga di capitali dagli USA, con conseguente deprezzamento del dollaro, in misura significativamente maggiore di quanto successo finora. Per non parlare degli effetti devastanti su reddito e produttività. Anche il New York Times ha evidenziato che negli USA l’instabilità monetaria è stata provocata da un eccesso di indebitamento, che ha portato alla crisi finanziaria. Il debito totale è praticamente raddoppiato dal 2000 ad oggi: da 26 a 53 trilioni di dollari, ovvero il 375% del Pil.
Si tratta del dato relativo più elevato dalla crisi del 1929 (pur non comprendendo le obbligazioni pensionistiche, che lo farebbero ulteriormente peggiorare).
In Europa, oltre alla Grecia che, benché sia improbabile, potrebbe addirittura uscire dall’euro, anche altre nazioni non se la passano tanto bene. Il rapporto fra deficit e Pil è del 12,2% in Irlanda, del 9,6% in Spagna, del 6,7% in Portogallo e del 5,5% in Italia.
Le regole dell’Unione Europea prevedevano un deficit massimo del 3,0%. Fino a quando le altre nazioni europee potranno tollerare questo sforamento da parte dei “PIIGS”? Ancor peggio sta il Giappone.
Per la prima volta in modo ufficiale Standard & Poor’s ha suggerito una certa prudenza sul debito pubblico giapponese. Si sta forse tornando ai brutti momenti del 2001, quando il Giappone perse il suo rating AAA e via via scivolò sempre più in giù a livelli imprevedibili. Poi negli anni era riuscito a recuperare, ma ora S&P volge il giudizio da “stable” a “negative.” Nel maggio del 2009 S&P aveva giustamente dato lo stesso segnale a proposito della Gran Bretagna. E non dimentichiamo che il rating della Spagna è entrato in osservazione giusto un mese fa. Di Grecia, Irlanda e Portogallo abbiamo già detto. Ma il caso del Giappone è decisamente peggiore, perché si tratta della seconda economia mondiale, e il suo debito è elevatissimo. D’altra parte, se vogliamo dar credito ai risultati di una ricerca commissionata da Moody’s Investors Services, allo scopo di valutare l’andamento dell’economia nel caso in cui i governi interrompano il loro sostegno, il mercato obbligazionario europeo dovrebbe riacquistare forza nel corso del 2010, nonostante il fatto appunto che l’economia sia debole e si cerchi di ridurre i sostegni finanziari.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
in edicola in questi giorni