Rimbalzo nei mercati emergenti

A cura di Francesco Lomartire, responsabile di Spdr Etfs per l’Italia

Con il venir meno delle turbolenze registrate a marzo, gli investitori stanno riguadagnando fiducia, il che ha determinato un rimbalzo degli asset più rischiosi con le azioni, in particolare, che stanno recuperando parte del terreno perso. Ulteriore supporto proviene dal fatto che i tagli dei tassi e gli acquisti di asset da parte delle banche centrali hanno ridotto i rendimenti degli asset meno rischiosi, spingendo gli investitori a spostarsi nel segmento del credito verso asset con rendimenti leggermente superiori.

Nei precedenti articoli l’attenzione si era concentrata sullo spostamento verso il credito investment grade, con un moderato aumento del rischio ma protetto in una certa misura dagli acquisti delle banche centrali. Alcuni segnali, tuttavia, indicano la volontà degli investitori di optare per ambiti a maggiore rischio, come i mercati emergenti.

Questa mossa potrebbe forse sembrare un atto di fede dato che la pandemia sembra tutt’altro che finita nei Paesi in via di sviluppo, con la Russia e il Brasile che al momento rappresentano l’epicentro. Scoraggiano inoltre i problemi della Cina con Hong Kong e una potenziale escalation della guerra commerciale con gli Stati Uniti, nonché i problemi in Argentina, che non è riuscita a onorare il pagamento delle obbligazioni in scadenza il 22 maggio 2020.

Tutte queste problematiche pesano sulla performance ma sono ampiamente conosciute e quindi difficilmente possono sorprendere; infine, nonostante il contesto, il mercato ha continuato a crescere sostenuto da fattori positivi più consistenti:
i prezzi del petrolio hanno registrato un notevole rimbalzo, con i futures sul Brent in rialzo di oltre il 75% rispetto ai minimi di aprile. Pur essendo ancora bassi rispetto ai livelli storici, questi guadagni hanno alleviato la pressione sulle nazioni produttrici di petrolio e potrebbero essere di sostegno per quelle che presentano un elevato debito denominato in dollari.
Molte parti dell’Asia iniziano a riaprire, così come l’Europa orientale, con diversi Paesi che beneficeranno del sostanzioso pacchetto di sovvenzioni fornito dall’Ue.
• Le deboli pressioni inflazionistiche a breve termine nei mercati emergenti, dovute al calo dei prezzi del petrolio, consentono alle banche centrali di ridurre ulteriormente i tassi.
• Un chiaro segnale della ritrovata fiducia nei mercati emergenti è il rimbalzo delle valute di tali Paesi. L’indice Morgan Stanley Msci Emfx ha guadagnato l’1,6% rispetto ai minimi e sembra tendere a un ulteriore rialzo.

Un approccio prudente al risk-on

Riteniamo che il rimbalzo del debito dei mercati emergenti possa proseguire, ma data la moltitudine di rischi che di solito affligge tali mercati è bene essere prudenti. A tale proposito, l’indice Ice BofA 0-5 Year EM USD Government Bond limita i rischi in diversi modi:
• nel fondo in valuta forte elimina il rischio valutario per gli investitori che hanno il dollaro come valuta di base. Per coloro che temono il rischio di ribasso del dollaro, probabile visto le imminenti elezioni statunitensi, esiste una versione dell’Etf con copertura in euro.
• La scadenza è limitata a 5 anni, pertanto la duration è poco meno di 2,5 anni, notevolmente inferiore agli 8,4 anni dell’indice JP Morgan USD EM Bond. Nonostante la duration più bassa, l’indice ICE BofA 0-5 Year EM USD Government Bond presenta un rendimento superiore al 3,5%, pertanto i rendimenti dovrebbero aumentare di quasi 150 punti base affinché le perdite di prezzo annullino il carry derivante dal rendimento.
• L’indice ha un rating minimo di CCC2 per i titoli in portafoglio, il che significa che esclude alcuni dei Paesi più volatili come Argentina, Libano e Venezuela, tutti presenti nell’Indice JP Morgan USD EM Bond.

Alla ricerca di rialzo valutario

Investire in un fondo in valuta forte riduce i rischi ma, così facendo, non può cogliere appieno il potenziale di rialzo in caso di rimbalzo valutario.

Figura 1: Rendimenti da inizio anno dell’indice Bloomberg Barclays EM Local Currency Liquid (Fonte: Bloomberg Finance L.P., al 26 maggio 2020)

La Figura 1 mostra quanto i rendimenti dell’indice Bloomberg Barclays EM Local Currency Liquid Govt Index da inizio anno siano stati influenzati negativamente dal deprezzamento valutario. Il contributo negativo è prossimo al 10% sulla performance complessiva dell’indice da inizio anno, soprattutto a causa del crollo del Real brasiliano e del Rand sudafricano. Degni di nota sono i notevoli rialzi dei prezzi nella maggior parte dei mercati, grazie all’allentamento delle banche centrali e al calo dell’inflazione. Con un rendimento del fondo di circa il 3,8%, si registra anche un sostanziale effetto cumulativo positivo derivante dalle cedole.

Figura 2: Contributi alla performance complessiva dell’indice da inizio anno (Fonte: Bloomberg Finance L.P., al 26 maggio 2020)

Osservando la performance complessiva ponderata per Paese e regione (Figura 2), si può notare quanto segue:
L’Asia rimane una delle regioni con le migliori performance poiché due dei suoi mercati sono stati gli unici a registrare una performance positiva (Filippine e Cina). Come evidenziato in ‘Weathering the Storm in Emerging Markets’, l’indice Bloomberg Barclays EM Local Currency Liquid Govt è più esposto all’Asia (47,9%) rispetto al JP Morgan EM Local Currency (26,6%). Diversi Paesi della regione hanno affrontato il Covid-19 per primi, pertanto prevediamo che le obbligazioni asiatiche registrino un rimbalzo più rapido, eliminando il rischio di un sostanziale incremento delle emissioni.
L’Europa orientale ha offerto un contributo complessivo alla performance simile, pari al -0,9%, che rappresenta il 20,4% dell’indice Bloomberg Barclays rispetto al 31,7% dell’indice JP Morgan. Le banche centrali in Turchia e Russia hanno certamente spazio di manovra per ridurre i tassi.
Una maggiore esposizione all’Asia implica una minore esposizione alle Americhe, dove il Brasile e il Messico hanno penalizzato notevolmente la performance. I due Paesi rappresentano il 16,9% dell’indice Bloomberg Barclays rispetto al 20,6% del JP Morgan EM Local Currency.
• Infine, l’esposizione alla regione africana dei due indici è molto diversa poiché il Bloomberg Barclays include Israele. La performance da inizio anno di Israele è risultata piatta, ma funge da fattore di diversificazione rispetto al Sudafrica, che ha pesato notevolmente sulla performance ed è l’unica esposizione africana nell’Indice JP Morgan EM.

Nel complesso, sui mercati sta tornando la propensione al rischio, a beneficio dei mercati emergenti. Dati i numerosi rischi tuttora presenti, un approccio prudente consiste nell’optare per fondi in valuta forte a breve duration, ma tali fondi non trarranno alcun beneficio se le valute dei mercati emergenti torneranno a livelli più favorevoli rispetto al dollaro Usa, il che suggerisce che fondi ben diversificati in valuta locale potrebbero offrire un maggiore potenziale di rialzo.

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