Investimenti, ora più che mai focus sulla qualità del debito corporate

A cura di Andrew Lake, Head of Fixed Income di Mirabaud Asset Management

La discrepanza tra i dati tecnici incredibilmente solidi da un lato, e quelli economici e sul virus meno rosei dall’altro, ha portato a una sorta di stallo nei mercati del reddito fisso. È probabile che l’andamento dei mercati sarà incerto finché non avremo un altro round di iniezioni di moneta, più dati (migliori o peggiori) a disposizione, e/o una visibilità sulla probabilità o meno di una seconda ondata.

Con i tassi d’interesse bassi, gli stimoli illimitati e la necessità di un qualche tipo di rendimento, si stanno gettando le basi per il rischio di valutazioni estreme troppo in anticipo rispetto al nuovo ciclo. Con l’invecchiamento demografico nel mondo occidentale, un focus importante continua a essere sul bisogno di rendimento e la spinta al rischio così presto nel nuovo ciclo potrebbe finire per essere un problema a più lungo termine. Un intervento massiccio non sta permettendo quella distruzione creativa che è necessaria per incrementare la produttività. La minore produttività e quindi la minore crescita incideranno prima o poi sulle valutazioni a lungo termine. L’eventuale revoca di tutti questi stimoli sarà molto difficile. La fine del lockdown e gli stimoli danno ancora un certo slancio ai consumi.

Di conseguenza, abbiamo assistito a una rotazione verso i titoli value, anche se meno pronunciata nell’ultima settimana, dato l’aumento del nervosismo dopo un rally così forte. I titoli value sono a buon mercato in Europa e ciò ha determinato un rimbalzo maggiore. Crediamo che questo rispecchi la sensazione generale che i titoli statunitensi siano più costosi di quelli europei. Se si aggiungono le recenti e inaspettatamente forti misure di sostegno della Banca Centrale Europea, si capisce perché l’Europa sia attraente.

Inoltre, preoccupano ancora i picchi dei nuovi contagi in Arizona, California, Florida e Texas in parte controbilanciati da un tasso ancora in calo a New York. Apple ha chiuso i suoi negozi negli stati del sud e questo ha spaventato in qualche modo il mercato, data la correlazione tra Apple e la domanda dei consumatori e il reddito disponibile. Continueremo a beneficiare del rimbalzo dai minimi di aprile. La produzione industriale statunitense è aumentata. I dati relativi alle richieste dei sussidi di disoccupazione sono stati meno positivi. Questo forse inizia a mostrare che il rimbalzo dell’occupazione negli Stati Uniti richiederà molto più tempo del previsto.

Un altro aspetto da considerare riguarda uno degli ultimi annunci della Fed, questa volta non necessario a nostro avviso. Ora la Fed può acquistare qualsiasi obbligazione emessa da una società con rating investment grade o con un rating investment grade prima del 22 marzo 2020 con scadenza fino a 5 anni. Una conseguenza di questo intervento così drammatico è che i livelli di indebitamento delle aziende sono sempre più alti. Anche prima della crisi, il debito non finanziario delle imprese statunitensi era già di 10 mila miliardi di dollari, pari al 47% del Pil.

L’aumento della leva finanziaria e la debolezza dei bilanci sono il motivo per cui la Fed è dovuta intervenire per evitare una crisi finanziaria, ma le sue azioni stanno aggravando questo problema man mano che “imprese zombie” sopravvivono. Secondo Bloomberg, il 20% delle società statunitensi quotate in borsa sono ora “società zombie”, definite come aziende i cui profitti non possono coprire gli interessi in un contesto normale. Tassi d’interesse bassi e credito liberamente disponibile possono ridurre il rischio di insolvenza, ma la qualità del credito continua a diminuire. Ciò avrà in ultima analisi un impatto sia sugli investimenti sia sull’occupazione. La domanda principale è se tutti questi stimoli ci permetteranno di ripulire una parte di questo debito.

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