Mercati, una ripresa sostenibile?

A cura di Stefan Scheurer, Director di Global Capital Markets& Thematic Research di Allianz Global Investors

Lo scorso weekend il numero di nuovi casi di Covid-19 è salito in tutto il mondo e in particolare negli Stati Uniti, imponendo nuovi lockdown a livello locale. Ciononostante i mercati internazionali hanno iniziato la settimana in netto rialzo. Negli Usa, il Nasdaq ha raggiunto un nuovo massimo storico, mentre il listino cinese ha toccato il livello più elevato da febbraio 2018. Di fatto, il mercato azionario cinese è il primo a registrare una performance positiva da inizio anno.

In base al Pmi Caixin del settore privato, il sentiment dell’area dei servizi cinesi in è notevolmente migliorato, raggiungendo quota 58,4, il livello più alto degli ultimi 10 anni. Analogamente, i nostri dati proprietari indicano che l’attività economica ha superato i minimi tra fine maggio e inizio giugno, grazie soprattutto ai progressi di Cina e Stati Uniti. Il Pmi manifatturiero statunitense si è attestato al di sopra della soglia di espansione, a quota 52,6, ma i funzionari della Fed temono che il recente aumento dei casi di Covid-19 in diversi Stati federali possa compromettere la ripresa. Detto ciò, il trend al rialzo suggerito dagli indicatori di sentiment si riflette in certa misura nei dati economici e nel rialzo dei prezzi delle commodity, dettato da una domanda più solida. Il rame ha segnato un nuovo massimo su 5 mesi, in vista di una possibile riduzione dell’offerta per effetto della chiusura delle miniere cilene (che rappresentano quasi il 30% dell’offerta mondiale di rame) causa coronavirus.

Tuttavia, la sostenibilità della ripresa non è ancora confermata, benché l’Ue preveda un’accelerazione dell’attività nella seconda metà dell’anno. Noi ci attendiamo una ripresa a forma di “radice quadrata rovesciata”: un forte rialzo iniziale sostenuto dalle politiche monetarie e fiscali, seguito da una crescita essenzialmente stabile e caratterizzata da un forte rischio di ribasso (vedi Grafico della settimana). In tale scenario, l’attività economica nel suo insieme tornerebbe ai livelli pre-crisi solo verso fine 2021. L’andamento del trend dipenderà dall’evoluzione della pandemia.

La settimana prossima: la ripresa sostenibile sarà confermata?

Gli indicatori di prossima pubblicazione ci diranno qualcosa in più sulla sostenibilità della ripresa dell’economia globale. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, martedì avremo a disposizione i dati sull’inflazione (core) dei prezzi al consumo, mercoledì l’indice Empire State della Fed di New York e i dati sulla produzione e sull’utilizzo della capacità in ambito industriale, che dovrebbero suggerire un ulteriore aumento della produzione, come pure il Philadelphia Fed Index, atteso per giovedì. Infine anche il sentiment dei consumatori Usa sembra lievemente migliorato grazie ai primi spiragli di luce sul mercato del lavoro: le statistiche sulle vendite al dettaglio e il Consumer Sentiment Index (preliminare) dell’Università del Michigan, in uscita rispettivamente giovedì e venerdì, ci daranno indicazioni più precise al riguardo.

Nell’area euro tutti attendono le decisioni della Banca Centrale Europea in merito ai tassi di interesse. Il dibattito sugli acquisti di bond da parte dell’istituto si è appena calmato, ma probabilmente durante la conferenza stampa i giornalisti porranno diverse domande sui dettagli del Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme).

In Asia, al centro della scena ci sarà la Cina. Martedì saranno resi noti i dati sul commercio con l’estero; in base ai sondaggi, la domanda all’esportazione di beni cinesi dovrebbe essere modesta. Giovedì conosceremo invece l’andamento dell’attività economica: produzione industriale, vendite al dettaglio e Pil del secondo trimestre. La politica monetaria della People’s Bank of China è già accomodante, ma si attendono le decisioni sui tassi di interesse delle banche centrali di Giappone (mercoledì), Corea e Indonesia (entrambe giovedì).

La stagione degli utili come cartina di tornasole

È significativo che il trimestre appena concluso si sia rivelato uno dei migliori in diversi decenni per la maggior parte delle asset class. Le azioni Usa (misurate dall’S&P 500) sono avanzate di quasi il 19% (su base total return) conseguendo la miglior performance trimestrale dalla fine del 1998. Al contempo, in base ai dati Epfr, gli afflussi netti nei fondi del mercato monetario hanno sfiorato i 400 miliardi di dollari nel solo secondo trimestre, e il sentiment degli investitori Usa (misurato dall’American Association of Individual Investors) resta contenuto: quasi il 50% degli investitori è ancora pessimista. In tale quadro, gli investitori si focalizzeranno sulla pubblicazione dei risultati aziendali, che inizierà a metà luglio, per valutare la sostenibilità della ripresa.

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