Primo giorno di scuola

Ebbene, quello che è cambiato rispetto alle scorse settimane, per non dire mesi, è senza dubbio la mossa effettuata dalla Federal Reserve lo scorso giovedì, a mercati chiusi.

L’aumento del tasso di sconto (che ricordiamo essere il tasso che viene applicato dalla Fed ai prestiti concessi direttamente alla decina di banche commerciali che hanno la possibilità di accedere al discount window) è stato interpretato dalla maggior parte degli operatori come la prima mossa dell’exit strategy a stelle e strisce.

I mercati azionari ed il rischio in generale hanno reagito molto bene e sul mercato valutario, l’effetto maggiore è stato quello di assistere ad un rafforzamento un po’ di tutti i dollari.

Cosa sta a significare, se analizzata più in profondità una mossa del genere? Innanzitutto, ci piace l’idea di arrivare subito al sodo dicendo che l’America ci sta comunicando di essere pronta alla vera ripartenza. In secondo luogo, tale azione è da interpretare come un monito al sistema, che dovrà essere sempre più indipendente dall’istituto centrale, e come ogni cosa, è bene cominciare piano piano.

Chi sta guadagnando da tutto ciò l’abbiamo detto, ma chi sta perdendo? Euro e Sterlina.

L’euro per evidenti motivi, che vedono Grecia e crescita economica debole ai primi posti. La sterlina a nostro avviso soffre sia della situazione economica d’oltremanica, sia per le mosse di politica monetaria della propria banca centrale, che sembra quasi andare a privilegiare la crescita economica senza tener conto dei potenziali effetti pericolosi che le pressioni inflazionistiche potrebbero avere a catena sull’economia del Regno Unito.

E in tutto questo ci prepariamo a prestare sempre più attenzione ai dati macroeconomici, a tutti, sia ben chiaro, ma dobbiamo tenere un occhio di riguardo per quelli appartenenti al Paese che, come sempre, è riuscito a mettersi sotto i riflettori e a dire: “mondo, guardatemi, sono qui!”. Ebbene, i dati americani verranno a nostro avviso guardati con sempre più attenzione e chissà che a breve (noi non crediamo in questa ipotesi, servirà tranquillamente qualche mese) essi non ritornino al ruolo legittimo di market movers.

EurUsd – grafico 60 min

Questa settimana avremo la pubblicazione dell’Ifo tedesco martedì (100.5 vs 100.6 precedente) e della fiducia dei consumatori americani (54.8 vs 55.9 precedente). Mercoledì avremo i nuovi ordini industriali americani (-1% le attese, rispetto ad un +2.7% precedente rivisto a rialzo) e la vendita di case esistenti che vede una previsione di +3.8% sull’anno.

Giovedì ci saranno gli ordini di beni durevoli americani (attesi in aumento di 1.4 punti percentuali), mentre venerdì tre dati importanti: GDP UK e Usa (rispettivamente -3.1% e +5.7% le attese anno su anno) ed il CPI europeo (+1% sull’anno, ben al di sotto della soglia di vigilanza del 2%).

È stata molto veloce la ripresa della monta unica venerdì, riportandoci così a livelli precedenti lo strappo ribassista che ci ha condotto i prezzi al minimo degli ultimi nove mesi, 1.3440.

I prezzi si sono avvicinati molto al minimo di riferimento del 18 maggio, 1.3430, a cui in molti hanno guardato: questo ci fornisce un buono spunto per un futuro livello di supporto (merce rara quando una tendenza è così decisa).

Nell’immediato i livelli di resistenza sono suggeriti da 1.3650 (molto vicino ai prezzi attuali, in grado se non oltrepassato, di poter condurre ad una figura di testa spalle rialzista) e successivamente da 1.3680 (una trendline discendente in un grafico infragiornaliero chiarirà la natura del livello). Oltre a questi, se la ripresa della moneta unica dovesse essere maggiormente supportata, ricordiamoci di 1.3850 e 1.4020.

La ripresa dello yen, nei confronti del dollaro, si è rivelata di minore entità (anche il movimento di salita del dollaro, ricorderete, era avvenuto molto più gradualmente). Ci troviamo infatti ancora “pericolosamente” vicini alla trendline discendente di lungo periodo sfiorata già gli ultimi giorni di settimana scorsa a 92.30. In giornata il primo supporto ad una discesa del cambio si trova a 91.20.

Il cable, al pari dell’eurodollaro, continua a marcare minimi sempre inferiori, riportando all’attualità livelli dimenticati sin dalla prima parte dell’anno scorso. Il minimo registrato venerdì, 1.5350, è infatti il massimo esatto del cambio del 7 gennaio e del 15 maggio 2009 che hanno condotto il cambio ad una svolta. Al di sopra di 1.5540 è possibile uno spunto di volatilità rialzista che guidi il cambio sino a 1.5820.

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