Recovery plan, il prossimo Consiglio Ue segnerà l’inizio della rinascita europea?

A cura di John Plassard, Investment Specialist del Gruppo Mirabaud

I leader dell’Ue si incontreranno questa settimana a Bruxelles per trovare un accordo sul recovery plan e sul nuovo bilancio Ue da 1.100 miliardi di euro per il 2021-2027. Per raggiungere un compromesso, sarà necessario tuttavia persuadere i Paesi più riluttanti – Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca – che ritengono che il piano andrebbe principalmente a beneficio dei paesi del sud Europa, che sono stati i più colpiti dalla pandemia.

Inoltre, la Commissione Europea sta lavorando alla proposta per l’introduzione di nuove tasse per rafforzare il bilancio pluriennale dell’Ue, che verrebbe aumentato a 1.100 miliardi di euro in sette anni. Questo si aggiungerebbe agli oltre 750 miliardi di euro del fondo di stimolo. Lo stimolo e il bilancio si aggiungerebbero poi ai 240 miliardi di euro di prestiti del meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), ai 200 miliardi di euro di fondi di garanzia per le imprese e ai 100 miliardi di euro dello strumento Sure creato per sostenere la disoccupazione parziale.

La Commissione Europea ha reso noti i dettagli del recovery plan da 750 miliardi di euro, che punta a contrastare la peggiore recessione che l’Europa abbia mai vissuto. La maggior parte dei finanziamenti, 500 miliardi di euro, dovrebbe assumere la forma di sovvenzioni agli Stati membri, mentre 250 miliardi di euro sarebbero resi disponibili sotto forma di prestiti. Prima della crisi del coronavirus, sarebbe stato impossibile pensare che la Germania potesse mettere in comune il suo debito. Ma la pandemia ha cambiato la situazione, e rilanciare l’economia è una necessità.

La questione dell’assegnazione dei fondi è ovviamente fondamentale, e ci sono diverse opzioni da considerare. La prima opzione è quella proposta dall’asse franco-tedesco e consiste nel fornire sussidi diretti per investimenti mirati sui settori e le regioni più colpite. Secondo il presidente Emmanuel Macron questi sarebbero stanziamenti di bilancio basati sulla condivisione del debito.
La seconda via consiste nel concedere prestiti a “tassi preferenziali” su scala europea e garantiti dall’Ue. Tuttavia, questa opzione non è gradita ai 4 paesi “frugali”, che pensano che i paesi più indebitati impiegheranno male queste risorse.

Superare i timori di tutti i Paesi membri dell’Ue non sarà facile; è certamente intorno a questo problema che ruoterà il dibattito. I 4 Paesi più riluttanti avranno bisogno di garanzie, ovvero che i maggiori beneficiari (cioè i Paesi del “sud”) intraprenderanno riforme fondamentali che potranno essere controllate e verificate da revisori neutrali.

Oltre all’European Green Deal – approvato a dicembre – l’Ue ha poi reso noti i dettagli del suo piano di investimenti nel “Next Generation Eu”. Questo riguarda 4 temi molto specifici: ristrutturazione e infrastrutture, tecnologia verde, idrogeno pulito, mobilità con riduzione dell’inquinamento.

Ciò che però è davvero importante per i mercati finanziari oggi è che gli investitori non stiano scontando un accordo; restano prudenti, soprattutto in considerazione della posizione di Angela Merkel. C’è chi pensa che non ci sarà un accordo, e chi dice che 750 miliardi di euro non sono sufficienti. Un esito favorevole potrebbe quindi costituire una sorpresa positiva.

Ad oggi, un accordo tra i membri dell’Unione Europea è quindi ben lungi dall’essere concluso. Le loro differenze sono ancora troppo forti. Tuttavia, prima o poi, si arriverà a un’intesa, anche perché l’impatto economico del coronavirus sarà probabilmente molto maggiore di quello che le autorità prevedono adesso. Quando un accordo sarà firmato, gli investitori dovranno correre verso la “vecchia Europa”, che risorgerà economicamente dalle sue ceneri (con la benedizione della Germania, una rarità).

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