Commodities, scelta obbligata

La scorsa settimana il Los Angeles Times ha riportato la notizia che il fondo pensione dei professori della California (CalSTRS), il secondo più grande fondo pensione del paese dopo Calpers, ha riportato un buco di 43 miliardi di dollari nella sue finanze. A seguito di ciò il fondo ha detto che in futuro riuscirà a soddisfare solo il 77% degli impegni finanziari nei confronti dei suoi assistiti e non il 100% così come dovrebbe essere. Ma come è stato possibile arrivare a questo stato di cose? La spiegazione è semplice, la tempesta perfetta che si è scatenata sui mercati nel 2008 ha colpito duramente anche i grandi investitori istituzionali come il CalSTRS, che solitamente gestiscono il proprio patrimonio attraverso un portafoglio costituito da investimenti azionari, obbligazionari e nel mercato immobiliare. Ovviamente come tutti ben sanno queste asset class sono state falcidiate nel 2008/09 portando perdite per il fondo pensione pari ad un quarto dei propri asset. Per questo, se il rendimento del portafoglio non dovesse migliorare in tempi brevi, il fondo pensione potrà onorare solo gli impegni pensionistici nei confronti dell’attuale generazione di professori che in media hanno un percorso di carriera che si aggira sui 35 anni di anzianità. Per ovviare a questa “spiacevole” situazione, i gestori del patrimonio del fondo hanno pensato di diversificare i propri investimenti puntando parte degli asset sulle materie prime sperando di ottenere così un miglior rendimento e una risposta concreta contro possibili spinte inflazionistiche. Ora questa decisione ha suscitato un vespaio di polemiche negli Usa, dato che le materie prime sono l’asset class meno correlata con azioni e obbligazioni, e capace di produrre rendimenti a due cifre anche quando il mercato azionario scende. Quindi se in un contesto di mercato “normale” l’investimento in materie prime può offrire un rendimento single digit questa rendimento sale notevolmente nel caso di crollo dei mercati. Dall’altra parte la considerazione sulle materie prime deve anche tenere conto dell’enorme crescita che ha coinvolto molte “soft and hard commodities” negli ultimi anni. Risale al 2001 il rally delle commodity, anno che coincide in larga parte con il boom dell’economia cinese che in questi 10 anni ha chiesto e consumato metalli, risorse energetiche e granaglie a tonnellate.
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