Se il recovery fund ha messo d’accordo tutti, dall’altra parta ora dopo ora stanno aumentando costantemente le tensioni nell’ambito del settore riciclo e dei rifiuti. In particolare, secondo quanto evidenziato da Equita, sono tante le proteste che si stanno susseguendo da parte degli operatori sulla norma che trasforma i rifiuti speciali in rifiuti urbani.
La norma contestata – come evidenziano gli analisti dell’investment bank – è quella italiana, ossia quella che, allo scopo di recepire le direttive dell’Ue sull’economia circolare, introduce l’assimilazione` del rifiuto speciale recuperabile al rifiuto urbano. “Lo scopo, con una sorta di escamotage, sarebbe quello di rispettare i criteri europei sulle percentuali di recupero urbano, operazione che, tuttavia, toglierebbe dal mercato migliaia di tonnellate di rifiuti speciali che oggi vengono già trattati e riciclati (in molti casi superando i target europei)”.
Riciclo e rifiuti: le aziende più interessate
L’assimilazione ad “urbani” – dichiarano da Equita – “sposta l`ambito di competenza dai privati al pubblico, a discapito delle:
– aziende attive nel trattamento rifiuti speciali (incluse le municipalizzate) considerando che la remunerazione dei rifiuti urbani è
inferiore al rendimento del trattamento speciali;
– delle imprese di riciclaggio sul territorio italiano, che avrebbero minori volumi a disposizione per le attività di riciclo;
La norma, evidenzia ancora l’investmen bank – “in dicussione in parlamento e per la quale sono comunque attesi dei correttivi, è potenzialmente negativa per il settore Waste. L’assimilazione agli urbani potrebbe infatti generare minori rendimenti per
i volumi trasferiti nel perimetro regolato. Le maggiori esposizioni- rivela Equita – le avrebbero Hera (24% Ebitda), A2A (24% Ebitda),
Iren (20% Ebitda)