Wittet (Comgest): “Scenari duplici per la seconda parte del 2020”

“Mai in 30 anni di investimenti in azionario quality growth il nostro stile è stato messo così a dura prova”. Ad affermalo è Alistair Wittet, gestore del fondo Comgest Growth Europe di Comgest, che di seguito spiega e illustra la propria view sull’attuale fase di mercato.

Durante il Covid-19 gli aerei sono rimasti a terra, i ristoranti e i bar chiusi e le catene di fornitura interrotte. Oltre la metà della popolazione mondiale è stata in lockdown. Il 2020 è destinato a segnare la più brusca flessione dell’economia nella storia dell’umanità in tempo di pace.

Quando si è iniziato a parlare di riapertura e si sono visti i primi dati c’è stato molto ottimismo. Inditex, il più grande retailer di abbigliamento al mondo – Zara e Massimo Dutti, tra i vari suoi marchi – in mercati come Cina, Corea e Giappone ha visto tornare le vendite a livelli molto vicini a quelli dell’anno scorso. Anche Primark ha diffuso i primi aggiornamenti, un indicatore molto interessante per quanto riguarda lo shopping. E anche in questo caso si parla, per molti dei loro negozi, di vendite superiori a quelle dell’anno scorso. Quindi, ci sono stati diversi dati che indicano che la riapertura è stata accolta con molto entusiasmo dai consumatori e che sono tornati a spendere.

La grande domanda è se questo sia sostenibile

L’OCSE ha presentato un quadro piuttosto negativo per l’economia in due scenari: il primo caratterizzato da un nuovo lockdown e il secondo in cui non vengono implementate nuove misure restrittive, e in entrambi i casi il PIL del 2021 è significativamente al di sotto del valore del 2019. Quindi, crediamo che oggi ci sia molto ottimismo nel mercato, ma che ci siano molte ragioni per essere ancora un po’ cauti.

Un aspetto peculiare che ha interessato il nostro portafoglio e il nostro stile di investimento è che negli ultimi due tre anni le valutazioni dei titoli quality growth sono salite in modo abbastanza sostanziale e questo ci ha portato, per ragioni di valutazioni, a ridurre la nostra esposizione a quei nomi e a investire in alcune società caratterizzate da una crescita leggermente meno dinamica ma con valutazioni molto più ragionevoli. Quello che siamo riusciti a fare durante il sell-off di febbraio e marzo è stato cominciare a riorientare il portafoglio verso quei nomi che tendono alla crescita. Di recente non è stato possibile fare molto perché le valutazioni sono tornate a salire e quella finestra di opportunità si è chiusa in tempi relativamente brevi.

La nostra attenzione durante questa crisi è stata duplice. In primo luogo, valutare la posizione di liquidità di ciascuna delle nostre partecipazioni per garantire che anche una crisi prolungata sia gestibile. In secondo luogo, tentare di determinare quali possano essere le potenziali conseguenze a lungo termine per ciascuna società.

Le “buone” azioni

Se dovessimo fare una stima, riteniamo che sul lungo termine l’impatto sarà minimo o nullo per oltre il 90% delle nostre partecipazioni. La gente continuerà a usare i prodotti per il diabete di Novo Nordisk, a fare acquisti online attraverso Adyen e a consumare il cioccolato premium di Lindt. Il restante 7% circa delle partecipazioni è esposto al settore aerospaziale, dove vediamo rischi per l’andamento del traffico aereo a lungo termine, anche se bilanciato da significative opportunità di guadagnare quote di mercato per i vincitori.

Alcune delle società hanno visto un miglioramento della domanda durante la crisi, come Ambu, che fornisce attrezzature per le unità di terapia intensiva agli ospedali, o Jeronimo Martins, il rivenditore di prodotti alimentari a prezzi scontati. Per altre che erano già fondamentalmente forti, la crisi ha impattato lievemente. ASML, ad esempio, sembra destinata a consegnare 35 macchine EUV quest’anno, come originariamente previsto. Per i suoi clienti, la natura strutturale dell’investimento in attrezzature litografiche di ultima generazione è troppo critica per fermarsi. Semmai, la crisi potrebbe accelerare la domanda di chip a semiconduttori associati alla capacità del data center e del cloud.

L’elaboratore di pagamenti Adyen sembra destinato ad essere uno dei principali beneficiari dell’accelerazione all’online per la crisi, dando impulso ad un profilo di crescita già dinamico.

Ci piace perché c’è una crescita strutturale dei pagamenti online, circa il 15% all’anno, dato che sempre più spesso spostiamo i nostri acquisti dai negozi fisici all’online. In secondo luogo, sono la realtà leader per i clienti “blue-chip” (pensiamo a Uber, a Netflix, a Spotify). Adyen beneficia quindi della crescita di queste aziende e dell’aumento dei pagamenti su piattaforme come Spotify e Uber.

Raramente la gamma dei possibili risultati è stata così ampia. Da un lato, una seconda ondata potrebbe innescare una prolungata recessione economica, accentuata dal ritiro delle misure di sostegno del governo e dall’indebolimento della domanda. Dall’altro, l’assenza di una seconda ondata, di un vaccino e di un forte rimbalzo dei consumi potrebbe vedere la crescita economica tornare più velocemente del previsto. Le prospettive per gli utili delle imprese sono molto diverse, a seconda dello scenario.

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