Exit strategy, ancora troppo presto

Le exit strategy vanno rimandate, gli Stati devono mantenere le misure di sostegno per l’economia.
Questo è l’avvertimento lanciato dal capo economista della Banca Mondiale, Justin Yifu Lin, che sottolinea come  “l’economia globale mostri segni di ripresa ma restano molti elementi di incertezza”, afferma, “Stiamo assistendo a una ripresa dell’economia a livello globale, ma le fondamenta della ripresa rimangono ancora deboli”.

Secondo Lin, inoltre, “una delle principali sfide che il mondo si trova ad affrontare è l’eccessiva capacità produttiva che potrebbe provocare una nuova recessione. Per scongiurare questa eventualità gli Stati devono mantenere in vita le misure di stimolo”.

Della stessa opinione sembra essere anche la Bce, che sottolinea come il periodo pre-crisi sia stato caratterizzato da una prevalenza d’interpretazioni sbagliate per quanto riguardava la situazione economica globale, errori che hanno causato politiche eccessivamente espansive, dando fiato all’alito che ha gonfiato la bolla poi scoppiata nella recessione.
In parallelo, le politiche fallaci del periodo pre-crisi, rischiano di essere ripetute oggi con le misure di sostegno e con comportamenti governativi errati.
Non è comunque possibile uscire dalla crisi solo attraverso le misure di stimolo.
Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi (nella foto), membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea, intervenuto all’Università di Pavia:
“È sbagliato pensare che possiamo uscire dalla crisi e tornare su un sentiero di crescita sostenibile solo attraverso il sostegno di politiche fiscali e monetarie”, ha dichiarato, sottolineando come le economie avanzate non avessero tenuto conto del fatto che la globalizzazione avrebbe potuto portare effetti negativi, come la lentezza della crescita.

Per quanto riguarda il futuro, Bini Smaghi ritiene che sia un “errore diabolico” quel suggerimento avanzato da alcuni economisti di alzare il target di inflazione di politica monetaria perseguito dalle banche centrali, al fine di creare maggiori margini di politica monetaria.
                                                                                                      

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