Tre temi di investimento per il 2° semestre secondo Robeco

“Il coronavirus non è ancora stato sconfitto e i contagi stanno toccando nuovi picchi. Di conseguenza, la ripresa economica non è a forma di V ma, a nostro avviso, tende ad assomigliare più a una U. C’è anche la possibilità, peraltro limitata, di una nuova recessione, che trasformerebbe la curva in una W. Nel caso in cui non vengano imposti nuovi lockdown e finché le banche centrali e i piani di spesa fiscale continueranno a sostenere i mercati, è probabile che l’azionario venga ulteriormente avvantaggiato. Riteniamo però improbabile che ci siano altri consistenti rialzi, specialmente negli USA. Ci sembra piuttosto giunta l’ora di una frenata, forse addirittura di qualche presa di profitto”. Parola di Fabiana Fedeli, Global Head of Fundamental Equities di Robeco, che di seguito illustra più nel dettaglio la propria visione.

I titoli tecnologici che hanno guidato la ripresa sia dei mercati sviluppati sia dei mercati emergenti potrebbero non crollare, grazie a utili sostenuti da fondamentali solidi, ma è difficile credere che continuino ad avanzare agli stessi ritmi.

La prossima fase di rialzo dei mercati dovrà partire dai titoli più ciclici ai quali però, serve più visibilità riguardo la ripresa economica. Ovviamente i massimi livelli raggiunti dalla dispersione tra value e growth favorirebbero il passaggio che i mercati sembrano aspettarsi. Fino a quando il virus non sarà sotto controllo, dal punto di vista geografico continuiamo a prediligere i Paesi che hanno saputo gestire più efficacemente la pandemia, il che significa puntare sul nord Asia e sull’Europa.

Sul fronte della selezione titoli, abbiamo preso profitto su alcuni brillanti compounder, aggiungendo titoli ciclici e società che, nonostante performance deludenti, mantengono fondamentali solidi. Si tratta di titoli colpiti dal coronavirus ma, secondo noi, in grado di rialzarsi. Rimaniamo comunque selettivi sulla qualità di queste posizioni meno difensive, visto il rischio di una ripresa più lenta. Considerata la polarizzazione del mercato, esistono buone opportunità di scelta senza scendere troppo a compromessi in termini di qualità.

Proseguendo lungo la strada che porta alla normalizzazione, vediamo emergere tre chiare tendenze.

Innanzitutto, il nostro ottimismo sull’azionario cinese e, soprattutto sulle A-share, non è condiviso da tutti. Oltre all’efficace gestione del Covid-19 e alla veloce ripresa economica, ci sono anche motivi strutturali. La Cina infatti è la seconda economia al mondo per dimensioni ed ha un mercato azionario decisamente poco rappresentato nei portafogli degli investitori. Questo dipende in parte dalla diffidenza degli investitori e dalle perplessità sulla trasparenza, e in parte dalla bassa inclusione delle società cinesi negli indici azionari. Per il resto dell’anno, l’azionario cinese dovrebbe essere favorito da dati macroeconomici in miglioramento e dalle riforme in atto sul mercato dei capitali. Inoltre, in termini di valutazioni, le A-share sono vicine ai minimi storici rispetto all’azionario USA. È probabile una certa volatilità di breve periodo, causata dai tentativi del governo di calmare l’esuberanza degli investitori retail, dai nuovi contagi o dall’inasprimento del conflitto tra USA e Cina. Ma pur non aspettandoci gesti distensivi, specialmente in vista delle elezioni USA, siamo convinti che l’impatto delle tensioni sul sentiment degli investitori nei confronti della Cina stia diminuendo.

Il secondo trend è una svolta epocale in tutto il mondo. Se il mantra rimane “follow the money”, la seconda regola è “go green”. Se per anni gli investitori hanno messo al centro la governance, oggi è chiaro che a influenzare maggiormente le previsioni finanziarie sarà l’impatto ambientale di ciascuna società. Il Covid-19 ha spinto questo trend. Nel promettere sostegno fiscale, i governi hanno chiarito che la priorità sarà quella di creare un mondo più sostenibile. Nel presentare il Recovery Fund, Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Se non ci resta che aumentare il debito che i nostri figli dovranno pagare, allora il minimo che possiamo fare è investire questo denaro nel futuro, affrontando i fattori che compromettono il clima, invece di aggravarli.” In Canada, le grandi aziende che chiedono prestiti al governo a seguito della pandemia devono pubblicare una relazione informativa annuale sul clima. Anche i mercati emergenti iniziano a fare la loro parte. Di recente, la Corea del Sud ha annunciato un piano di investimento post-pandemia da 130 miliardi di USD per migliorare la sostenibilità ambientale del Paese.

Per quanto riguarda il terzo trend, l’estrema polarizzazione di performance e valutazioni tra value e growth è sotto gli occhi di tutti. Una simile disparità facilita il ritorno del value, ma non basta: è necessario un miglioramento delle previsioni macroeconomiche. Lo dimostra il fatto che la rotazione verso il value del secondo trimestre è durata solo fino a quando le previsioni sui dati macroeconomici e sui titoli ciclici erano in miglioramento. Con il Covid-19 difficile da contenere, soprattutto negli USA, il value è tornato a deludere. Ha però mostrato una ripresa in Cina, e anche qui l’evoluzione dei dati macroeconomici sarà fondamentale. In un mondo di rivoluzioni tecnologiche, in cui le economie del globo consumano sempre più servizi e contenuti, la vendita al dettaglio ed i flussi di informazione si spostano online, i processi di produzione dipendono più dal software che dall’hardware, e la sostenibilità delle pratiche ha un ruolo centrale, pertanto la nostra ricerca del value deve affinarsi. Le società che non stanno al passo con l’innovazione potrebbero rimanere indietro e trasformarsi in value trap. Il value non è più sinonimo di mean reversion.

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