Mercati in stand-by tra trimestrali, dati macro, dollaro in affanno e oro al top

Mercati azionari esitanti in queste ultime battute di luglio in attesa di valutare la ridda di trimestrali in pubblicazione ed ovviamente sul chi va la per la riunione della FED che si dovrebbe concludere questa sera.

Di fatto ne la prospettiva di ulteriori manovre espansive sia sul fornte monetario che fiscale negli States (il pacchetto di stimolo dei Repubblicani da 1 trilione di dollari è ormai alle fasi finali, anche se contrastato da quello proposto dai Democratici da 3,5 trilioni di dollari), ne le invero incoraggianti notizie nella ricerca di un vaccino (con il successo nei primi test di Moderna che ha indotto anche Fauci a prospettare l’approntamento di un vaccino efficace entro la fine dell’anno) sono riusciti a carburare i listini azionari su base globale in queste torride giornate estive.

Trimestrali importanti in arrivo sul fronte bancario europeo, dopo quello americano cha ha invero prodotto risultati migliori delle attese grazie soprattutto all’incremento nei profitti di trading complice l’elevata volatilità di questo primo semestre (ed infatti la peggiore delle sei major USA è stata Wells Fargo che trading non ne fa); ma attenzione, leggendo i dati notiamo anche che le riserve stanziate per potenziali perdite su crediti sono poco sotto i 30 mld di dollari il che se non altro ci dice molto sull’opinione delle banche USA per quanto riguarda la performance del mercato reale nei mesi a venire.

La settimana di arricchisce inoltre sul finale di importanti dati macro, tra cui spiccano indubbiamente il PIL USA domani e i PMI cinesi venerdì mattina. La calma apparente registrata sul versante azionario non è certo replicata su altri comparti, con il dollaro che si appresta a chiudere il peggior luglio in oltre un decennio in evidente difficoltà sulla scia della prospettiva di un ulteriore allentamento monetario ed un debasement della divisa statunitense con un debito pubblico che si appresta a superare l’80% del PIL.

Come detto in passato, molte volte è stata predetta la fine dell’egemonia del dollaro come divisa internazionale, ma va rilevato come il biglietto verde rimanga la divisa tutt’ora utilizzata nell’88% degli scambi valutari ed al 62% nelle riserve valutarie dei paesi mondiali, sebbene in diminuzione rispetto al 85% del 1970.

Dollaro in calo, potenziali spinte inflazionistiche, tassi reali negativi ed ulteriori manovre espansive da parte della FED mettono le ali all’oro che ieri tocca seppur fugacemente quota 2.000$/oncia segnando un nuovo record storico; l’Oro ha il misterioso potere di creare rialzi autoalimentati (insomma, più sale, più la gente be parla, più lo compra) e non stupisce allora riscontrare come le proiezioni a 12 mesi siano state consistentemente riviste nelle ultime giornate, con Goldman Sachs che punta ora ad un target di 2.300 dollari per oncia da qui ad un anno.

A cura di Wings Partners

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