Investimenti, l’Europa diventa “verde”: chi sarà il vincitore?

A cura di Randeep Somel, Associate Portfolio Manager di M&G Investments

Il “Green Deal” europeo come strategia di recupero per l’UE include:

  • Una massiccia ondata di rinnovamento di edifici e infrastrutture e un’economia più circolare, che porti posti di lavoro a livello locale;
  • Progetti per lo sviluppo di energie rinnovabili, in particolare eolica e solare, nonché il via in Europa all’economia pulita basata sull’idrogeno;
  • Trasporti e logistica più puliti, compresa l’installazione di un milione di punti di ricarica per i veicoli elettrici, un impulso agli spostamenti su rotaia e alla mobilità pulita nelle città e nelle regioni;
  • Il rafforzamento del Just Transition Fund per sostenere la riqualificazione, supportando le imprese nella creazione di nuove opportunità economiche.

Il programma sarà finanziato mediante l’emissione, per la prima volta, di prestiti congiunti a livello europeo. Il debito di nuova emissione sarà rimborsato entro il 2058 attraverso il bilancio dell’UE, che includerà l’introduzione a livello comunitario di nuove imposte, tra cui: una tassa sui rifiuti in plastica non riciclata a partire da gennaio 2021, un meccanismo di aggiustamento dei livelli di carbonio e un’imposta digitale a partire da gennaio 2023, nonché la possibile estensione del sistema di scambio di quote di emissioni nei settori aereo e marittimo.

Il 30% della spesa complessiva sarà destinato agli investimenti verdi e alla lotta al cambiamento climatico. Oltre a concordare sul pacchetto di ripresa, l’Unione ha anche messo a punto il quadro del proprio bilancio fino al 2027. Si tratta di 1.000 miliardi di euro di spesa e costituisce il più grande pacchetto di stimolo verde della storia. Tutte le spese dovranno essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi dell’ONU per la riduzione dei gas serra, ove possibile.

Per quanto riguarda la distribuzione dei fondi tra i paesi, Italia, Spagna, Polonia, Grecia e Francia faranno la parte del leone. I governi nazionali decideranno come spendere i propri fondi, seppur con la supervisione dell’Unione Europea, al fine di garantire che siano spesi correttamente.

In termini di settori, l’attenzione si concentrerà sulle società in grado di provvedere all’efficientamento degli edifici, all’economia circolare, all’adozione di veicoli elettrici e alla transizione verso le energie rinnovabili.

L’investimento in tecnologie chiave per la transizione verso l’energia pulita, come le tecnologie per le rinnovabili e l’immagazzinamento dell’energia, l’idrogeno pulito, le batterie e le infrastrutture per l’energia sostenibile, andrà a vantaggio dei produttori europei di energie rinnovabili e delle aziende di utility con focus sulle rinnovabili.

Per quanto riguarda le aziende automobilistiche, i primi investitori in veicoli elettrici beneficeranno del focus sull’accelerazione della produzione e diffusione di veicoli sostenibili, nonché di carburanti alternativi – probabilmente sostenuti da sussidi per i veicoli elettrici a batteria.

L’idrogeno sarà la chiave per allontanarsi dai motori a combustione nei veicoli di lungo raggio, dove la tecnologia delle batterie elettriche rimarrà probabilmente non competitiva nel breve termine. Le società che producono gas industriale hanno investito nella produzione e nelle infrastrutture necessarie per il passaggio all’idrogeno, come le stazioni di rifornimento di idrogeno (a livello globale) e investimenti in iniziative per il dispiegamento di una flotta di veicoli a idrogeno.

Anche l’efficientamento degli edifici è una parte fondamentale del Recovery Plan. Ciò dovrebbe comportare effetti positivi per i produttori di isolamento degli edifici. In quest’ottica, molto probabilmente un’ondata di ristrutturazione di immobili e infrastrutture sarà prioritaria.

Inoltre, l’attenzione nei confronti dell’economia circolare e della tassa sui rifiuti in plastica non riciclata a partire dal gennaio 2021 dovrebbero fornire supporto alle aziende di gestione dei rifiuti orientate al riciclaggio.

Ulteriori dettagli restano ancora da tracciare, ma la Commissione europea sta redigendo la legislazione che arriverà poi al Parlamento dell’UE per l’approvazione e, in alcuni casi, anche i parlamenti nazionali saranno chiamati a dare il proprio consenso.

Nel più lungo termine, sia il Recovery Fund sia il budget a lungo termine saranno di grande supporto alle società europee che si concentrano sulla sostenibilità – in particolare sui cambiamenti climatici – e, mentre i paesi europei si trovano spesso in pole position per quanto riguarda gli sforzi globali in materia di sostenibilità, altre nazioni tendono a restare indietro.

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