Hedge, superaffari col debito greco

Gli hedge fund hanno realizzato larghi profitti puntando sulla bancarotta sovrana della Grecia. L’industria degli hedge, infatti, ha rafforzato le scommesse sui problemi di conti pubblici della Grecia, andando corti sui bond di Atene o cautelandosi sulla possibilità di default.
La notizia è emersa ieri, nel momento in cui la Francia ha segnalato che le banche private erano propense ad aderire ai piani di salvataggio indirizzati ad Atene.

Secondo gli operatori dell’industria, gli hedge fund hanno ottenuto diversi successi anticipando l’ondata di vendite ribassiste nei confronti dei prodotti greci che le banche europee sovraesposte avrebbero presto messo in moto.
Paulson&Co, il fondo da 32 miliardi di dollari, è stato identificato da diverse industrie partecipanti come uno dei fondi coinvolti in questa compravendita, ma i gestori del fondo non hanno rilasciato alcun commento.

Christine Lagarde
, ministro delle finanze francese, ieri ha cercato di rassicurare la Grecia in merito alla crisi del debito, dichiarando alla radio:
“Non ho dubbi che la Grecia sarà in grado di autofinanziarsi usando mezzi che noi stiamo attualmente esplorando e per i quali abbiamo un certo numero di proposte, che potrebbero coinvolgere partner privati o pubblici, o addirittura entrambi”.

Il Financial Times sabato ha riportato una notizia secondo la quale la più grande banca tedesca è in procinto di comprare debito greco sulla scia di garanzie fornite dallo stesso governo tedesco, e la Grecia questa settimana annuncerà un nuovo giro di misure d’austerità e una maggiore emissione di bond. I politici europei la scorsa settimana hanno dato il via ad un attacco contro gli hedge fund e il mercato di scambio sul default del credito, ribadendo la necessità di regole più dure.

Inoltre, secondo una ricerca eseguita da Barclays, si stima che circa il 95% del debito greco sia detenuto entro l’Eurozona, per lo più dalle banche europee.
La strategie messa in moto dagli hedge comunque, sembra indicare che i fondi hanno direttamente scelto di andare corti o che hanno acquistato dalle banche credit default swaps, che pagano in caso di default dell’emittente a cui si riferiscono. 

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