Jackson Hole, tutti in attesa delle parole di Powell

In quest’anno infelice a Jackson Hole mancheranno, fisicamente, economisti, analisti e giornalisti: l’abituale convegno economico agostano che si tiene dal 1982 ai piedi della magnifica catena montuosa Teton nel Wyoming sarà solo in videoconfereza.

Non per questo però sarà meno importante dal punto di vista degli sviluppi macro e per i mercati. Il presidente della Fed, Jerome Powell, che parerà in apertura dei lavori,  potrebbe fornire spunti importanti per valutare le prospettive sia degli Usa che del mondo intero dal punto di vista economico.

Powell è ben consapevole delle insidie che devono affrontare le banche centrali in quella che ha descritto come una “nuova normalità di lenta crescita globale, bassa inflazione e bassi tassi di interesse” al simposio dello scorso anno.

Certo, la Fed e altre autorità monetarie hanno fatto di tutto per combattere la crisi del Covid-19, inondando l’economia globale con trilioni di dollari in liquidità e credito. Ma la pandemia ha anche rivelato una spiacevole realtà per gli esperti monetari: dopo decenni gli istituti centrali non hanno più la forza di fuoco per gestire da soli il ciclo economico. Hanno bisogno dell’aiuto dei responsabili delle politiche fiscali per farlo, fatto reso molto chiaro dallo stallo del Congresso degli Stati Uniti su un altro pacchetto di stimoli e dalla minaccia che rappresenta la nascente ripresa economica.

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