Torniamo a crescere, ma le perdite non potranno mai essere recuperate

A cura di Alex McKnight, Investment Director di Gam Investments

Sulla base delle recenti esperienze, un lockdown come quello iniziato a marzo non dovrebbe ripetersi. Abbiamo imparato tutti qualcosa. Alcuni Paesi hanno affrontato la situazione in modo efficiente, altri un po’ meno. Si è giunti alla conclusione che non è possibile chiudere tutto e, aspetto più importante, che non è necessario chiudere tutto. I governi che hanno reagito con rapidità sono nelle condizioni di adottare un metodo di tracciamento più efficace. In futuro non assisteremo probabilmente al lockdown di un intero Paese, ma di regioni specifiche. Saranno quarantene circoscritte, grazie ai progressi che si stanno facendo nei sistemi di tracciamento, soprattutto con l’avvicinarsi dell’inverno. Il Covid-19 resterà tra di noi ancora per un po’, è infatti possibile che continueremo a combattere il virus ancora per due anni prima di avere un vaccino. Per il momento, i sistemi di monitoraggio, di tracciamento e le chiusure localizzate consentiranno ai Paesi di evitare un’altra quarantena di massa per l’intera popolazione.

Stiamo tornando a crescere e stiamo entrando in una fase di ripresa della crescita per i mercati e per le economie. Il problema però è che l’economia globale è stata congelata, e alcune realtà si sono modificate per sempre. Le vacanze, le cene al ristorante, il taglio di capelli dal parrucchiere, attività di cui non abbiamo usufruito, non torneranno indietro. Agenzie di viaggio, linee aeree, bar, ristoranti, alberghi e altri esercizi ne hanno risentito. Una ripresa a “V” non significa necessariamente che ritorneremo sulla precedente traiettoria di crescita ma, nella migliore delle ipotesi, significa che prima cercheremo di recuperare il terreno perduto, poi col tempo torneremo sulla traiettoria precedente. Ci sono posti di lavoro che sono svaniti per sempre. Stiamo tornando a crescere, ma l’economia ha subito delle perdite che non saranno mai recuperate.

Il reddito fisso ha iniziato l’anno in previsione di un rialzo dei tassi, principalmente dei tassi a lungo termine. Oggi la situazione è diversa e non cambierà a breve. Talvolta ci domandiamo se in Europa torneremo a registrare tassi positivi nel medio termine. La realtà oggi è assai diversa rispetto a 20 anni fa, ci aspettiamo che i tassi restino sullo zero per un periodo molto lungo. Di conseguenza, attualmente non rileviamo possibili minacce sul fronte della duration, mentre l’inflazione potrebbe aumentare causando una fonte di preoccupazione. Infatti, potrebbe comportare una biforcazione del credito, i mutuatari affidabili potranno reperire denaro a buon mercato a lungo. D’altro lato, gli spread sul credito per il rischio di rifinanziamento potrebbero essere significativi nei settori in crisi strutturale.

Uno degli effetti del Covid è che ha accelerato tendenze che erano già in corso. I negozi erano già in crisi, e ora sono praticamente in una fase molto critica. Il settore dell’energia era verso una trasformazione più “verde”, a seguito del coronavirus questo passaggio è stato accelerato. Paradossalmente, le imprese Esg hanno performato maggiormente rispetto alle aziende dell’old economy come ad esempio le linee aeree e il settore dell’energia, che sono stati colpiti duramente dalla pandemia. Emerge così una biforcazione in cui rileviamo meno opportunità nella old economy sul fronte del credito. Il settore corporate presenta alcune potenzialità più interessanti in Asia rispetto ai mercati sviluppati, e i titoli con rating BBB in tale ambito hanno già recuperato metà dello spread. Anche i titoli Abs hanno recuperato buona parte delle perdite, trainati più dalla liquidità che dai fondamentali. Inoltre, grazie ai bassi tassi le società che possono rifinanziarsi saranno in grado di farlo in modo più conveniente a lungo con la consapevolezza di continuare la loro attività.

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